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L'assessore alla caccia della Provincia di Terni conferma i rischi per la struttura, ma garantisce anche l'impegno dell'ente per mantenere l'attività

Sarebbe un gravissimo errore chiudere l’esperienza del centro di allevamento della fauna selvatica di San Vito in Monte a San Venanzo che, nel corso di questi anni, ha consentito di produrre selvaggina di qualità e garantito l’autosufficienza del  territorio”. Lo ha affermato l’assessore provinciale di Terni alla caccia, Gianni Pelini, rispondendo ad un’interrogazione presentata sull’argomento dai Gruppi della Sinistra-Arcobaleno e Socialista, che faceva riferimento alla recenti modifiche apportate dal Consiglio regionale alla legge 14/94 sulla caccia, prevedendo il trasferimento agli ATC del 50% delle risorse destinate alle Province per la gestione del territorio a fini faunistici.

Stiamo cercando di salvaguardare quest’esperienza – ha spiegato lo stesso assessore.  Da parte nostra metteremo a disposizione la struttura, su cui la Provincia ha investito molto, sia in termini di risorse che di programmazione. L’ATC, infatti, potrebbe subentrare all’Amministrazione provinciale nella convenzione in scadenza a giugno. Continueremo ad impegnarci per una soluzione positiva della vicenda”.
Il consigliere Roberto Forbicioni (SD), uno dei firmatari dell’interrogazione, ha ribadito la sua critica all’operato della Regione “che – ha detto – riduce le competenze e le attività delle Province a favore di soggetti di natura privatistica”.

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