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Gli ispettori del Ministero del lavoro, Inps ed Inail hanno scoperto complessivamente nel 2007 in Italia oltre 55 mila imprese del tutto sconosciute

Sono 271 le imprese in Umbria che non sono riuscite a farla franca nelle indagini del Ministero del lavoro, dell’Inps e dell’Inail. Mediamente il 3,3 per mille di quelle totali erano ufficialmente inesistenti e l’unica consolazione è che il dato è sotto la media nazionale, anche se superiore percentualmente a quello di regioni di ben altra dimensione e sviluppo: Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Puglia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, oltre che alla piccola Valle d’Aosta.
Nel complesso in Italia sono 22 mila 478 imprese, delle quali 4 mila 212 sono in Campania, circa 2.500 in Lombardia, e quasi 2.400 in Sicilia, le aziende completamente in nero “scovate” nel 2007 (precisamente dal 1° gennaio sino al 30 novembre) dagli organi ispettivi del ministero del lavoro, dell’Inps e dell’Inail.
Ben 55 mila 864 i lavoratori in nero “snidati” l’anno scorso in Italia. In Umbria sono stati 850.
Altrettanto interessante è poi il dato rilevato relativo alle irregolarità riscontrate dagli organi ispettivi che si traduce in 1 miliardo 254 milioni 502 mila euro di somme accertate a fronte di contributi evasi e relative sanzioni applicate.

Ma la verità sulle piaghe dell’imprenditoria sommersa, completamente irregolare, emerge ancor più chiaramente e con più forza quando gli esperti della Cgia di Mestre si soffermano ad analizzare l’incidenza delle aziende in nero sul totale di quelle registrate.
Ebbene a ‘trionfare’ è la Campania dove, alla luce dei risultati ispettivi, 9,2 imprese su mille lavorano completamente nel buio dell’irregolarità. In Calabria si arriva a quota 6,5 su mille e in Sicilia a 6 su mille. In Sardegna invece le aziende che operano in nero sono 5, 7 su mille, in Toscana 5, nelle Marche e in Abruzzo 4, 6 su mille.

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