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L'iniziativa del Movimento per la vita contro l'aborto suggerisce una riflessione intorno all'atto di nascita del nuovo Partito Democratico

Chissà dove si siederanno i dirigenti del Partito Democratico domenica 17 febbraio nella Sala del Consiglio comunale di Todi, per capire da dove si può cominciare a smantellare gli ultimi frammenti di diritti civili rimasti a questo Paese, minacciato dalla reazione, mortificato dalla sua classe dirigente, devastato dagli abusi.
Chissà dove si siederà Romina, l’ultima vittima dei nuovi ingranaggi democratici, mentre quelli del Movimento per la Vita paragoneranno impunemente l’aborto alla pena di morte. Chissà dove si siederanno Romina e tutte le donne del Partito Democratico, domenica 17 febbraio, per ascoltare il Movimento per la Vita affermare che le donne che decidono (disperatamente, tragicamente) di interrompere la propria gravidanza sono delle assassine quasi quanto il boia che in Iran o in Cina passa la corda intorno al collo del condannato.
Chissà se si sentiranno scomode, su quelle sedie, le donne del Partito Democratico, mentre il Movimento per la Vita tenterà di riaffermare il diritto da parte della società di disporre del corpo femminile. Mentre il Movimento per la Vita riaffermerà con forza le prerogative ecclesiastiche in materia di bisogni, di desideri, di sessualità. Mentre il Movimento per la Vita spiegherà cos’è la famiglia, l’unica, monolitica, Sacra, come va gestita e come deve essere composta.
Chissà dove si siederà Romina, e chissà dove sarà seduto Carlo Rossini. Quanto lontano dalla cattedra del Movimento per la Vita. Quanto lontano, e quanto vicino.

Si sono fatti dei nomi, ma non si sta parlando di persone. Non è una questione di integrità individuale, o di biografie. Romina Perni, Carlo Rossini, sono delle funzioni. Sono dei personaggi che ricoprono ruoli quasi stereotipati nella Commedia Umana della politica, locale e nazionale. Romina e Carlo sono delle allegorie. Romina è la gioventù, è una specie di Silvia leopardiana, è la speranza, il futuro.
Anche non condividendo le sue idee, ci si doveva augurare che prevalessero all’interno del Partito Democratico. Carlo, anche lui molto giovane, non è certo la vecchiaia contrapposta alla gioventù. Non vanno bene gli schematismi.
La funzione Carlo Rossini però è una funzione di segno opposto a quella incarnata da Romina Perni. La funzione Carlo Rossini è una metafora della rinuncia a un orizzonte politico, a una cultura, ad un passato davanti al quale sono stati tagliati i ponti che dovevano portarlo a farsi futuro. La funzione Carlo Rossini è il compromesso, è l’obbedienza ad una linea, è il tutto come previsto. Senza fremiti, senza incognite, senza passioni.
L’immagine che il Partito Democratico ci consegna del suo atto di nascita definitivo, della fine della sua gravidanza (quando comincia la vita? Con le primarie, con le elezioni dei quadri, con il 13 aprile? Forse domenica 17 febbraio i dirigenti del Partito Democratico troveranno una risposta…) è quella di una ragazza che parla di trasparenza, di inclusione, di partecipazione, di gioventù, e di altri che non ascoltano.

Dicono che il Partito Democratico stia per correre da solo
. Ma, al di là della formula mediatica, non c’è niente di vero. Il Partito Democratico corre con tutti. Con Montezemolo e con Bagnasco. E soprattutto corre con Berlusconi, non contro Berlusconi. Corre fuori dalla porta per poter entrare dalla finestra di un governo di larghe intese.
Dopo aver spaccato il governo Prodi, dopo aver indebolito il fronte laico, ora il Partito Democratico distrugge l’alleanza di centrosinistra e l’opposizione frontale dei due blocchi. Chissà dove si siederanno, in Parlamento, quelli del Partito Democratico.
Quanto vicini a Fini, quanto a Casini. Quanto vicini a Totò Cuffaro, condannato a cinque anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Chissà dove si siederanno, le donne e gli uomini del Partito Democratico, e se si sentiranno scomodi.

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