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Verrà rievocato l'antico rito del rogo di Sansimino all'oratorio Osma di Marsciano nella sera del martedì grasso.

Oggi, come ogni anno nel giorno del martedì grasso, dalle ore 18 a Marsciano sarà rievocato il rito del rogo di Sansimino, una tradizione consolidata di cui forse in pochi conosconono le antiche origini. I ragazzi dell’oratorio Osma formeranno un corteo di incappucciati armati di torce per incendiare, dopo un processo in piena regola, il pupazzo di stracci Sansimino. Questa azione, oltre che rievocare un episodio risalente al 1600, vuole rappresentare la distruzione dei mali e dei difetti che ci affliggono, ai quali però ognuno è un po’ affezionato, visto che ritornano con Sansimino nel carnevale successivo.
La storia recente racconta che questa tradizione si è interrotta solo durante gli anni Cinquanta, per riprendere poi a metà degli anni Sessanta anche ad opera dell’Osma, che ne cura utta l’organizzazione.
Il fatto storico al quale si fa risalire la rappresentazione è datato 1643, l’anno in cui avvenne la rottura fra lo Stato Pontificio di Papa Urbano VIII e il Granducato di Toscana (che i più ricorderanno come la questione di Castro e Ronciglione), che provocò l’invasione dei possedimenti ecclesiastici da parte dei fiorentini. In quel frangente, mentre un contingente puntava su Roma, un altro entrò a Chiusi e, scendendo lungo il Nestore, si accampò sotto le mura di Marsciano, al tempo ancora molto vicine al fiume, deviato nella posizione attuale solo nel 1800. La tradizione vuole che i marscianesi, impauriti, si vestirono di bianco e con le torce in mano corsero per tutta la notte lungo le mura del castello urlando: “Trecé! Quattrocé! ‘Na gallina e ‘n gallinaccio!“, come a voler dire “Siamo in tanti e abbiamo viveri a sufficienza”. Al mattino seguente l’esercito aveva levato le tende e gli incappucciati dettero vita alla Compagnia del Purgatorio e alla Signoria del Carnevale. Da quel momento, la confraternita (con probabili origini medievali) istituì l’usanza di raccogliere, in cambio di arance, offerte in denaro e in generi alimentari al fine di reperire i fondi per celebrare le messe in suffragio delle anime del Purgatorio. Una parte di quanto raccolto veniva usata per fare le cialde, un tipico dolce marscianese, distribuito durante il Carnevale.

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