Le città umbre in questi anni di “Ecosistema Bambino”, l’annuale pagella dei capoluoghi di provincia italiani, non si sono particolarmente distinte: non hanno dimostrato un assoluto disinteresse per la partecipazione dei giovanissimi nelle decisioni che riguardano la città, ma non ne hanno fatto neppure un punto cruciale della propria politica.
Perugia e Terni si sono per lo più collocate nelle fasce intermedie della graduatoria, salvo qualche anno in cui si sono trovate insufficienti, soprattutto per l’incompletezza delle risposte fornite.
Il 2004 segna il livellamento della qualità delle politiche giovanile delle due città: a fronte di una lieve flessione del capoluogo umbro, si registra lo sviluppo di una maggiore sensibilità da parte dell’amministrazione ternana nell’offrire opportunità di partecipazione, servizi, strutture e iniziative per la promozione culturale pro under 14.
Guardando in un’ottica di lungo periodo, la considerazione di Legambiente è che in oltre un decennio, sul fronte delle politiche dedicate all’infanzia, nelle città italiane si è mosso poco.
Insomma, i Comuni, dopo un iniziale entusiasmo che in molti posti, per esempio, ha portato alla nascita dei Consigli comunali dei ragazzi, non sono seguiti relativi fatti. “Da molti anni purtroppo non si vedono esperienze interessanti – afferma Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – occorre che le città italiane e i loro sindaci in prima fila siano dunque protagoniste di una riscossa culturale che metta al centro le generazioni più giovani, puntando sul loro coinvolgimento e sulla loro partecipazione”.
Per la cronaca è stata Torino a conquistare per il 2007 il podio di città più a misura di bambino, seguita da Ravenna, Roma e Modena.
- Redazione
- 11 Gennaio 2008
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