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La proposta di scienzati russi sembra peggiore del male

Mentre tutto il mondo si preoccupa del riscaldamento terrestre, la Russia, che sta facendo della sua espansione energetica l’elemento principale della crescita e guarda al disgelarsi dei suoi tesori artici come ad una grande possibilità di appropriarsi di risorse finora irraggiungibili, sta cercando in ogni modo di trovare soluzioni alternative ai vincoli che si profilano con gli accordi per il post-Kyoto.
Una delle più fantasiose viene dagli scienziati dell’Accademia russa delle scienze. Yuri Israel, direttore dell’Istituto di climatologia e di ecologia mondiale, ha spiegato in una conferenza stampa che gli scienziati russi hanno messo a punto un metodo per contrastare il riscaldamento climatico basato sulle diminuzioni di temperatura provocate dalle eruzioni vulcaniche.
“Dopo le eruzioni vulcaniche – ha spiegato Israel – la temperatura diminuisce in una superficie abbastanza vasta del globo terrestre. Questo è dovuto allo scarico nell’atmosfera, ad un’altitudine di 10.000 – 16.000 metri, di minuscole particelle di aerosol. Il metodo che stiamo mettendo attualmente a punto è fondato su questa osservazione”.
Secondo l’esperto dell’Accademia russa delle scienze “la polverizzazione artificiale di circa un milione di tonnellate di queste particelle nell’atmosfera terrestre permetterà di ridurre l’irraggiamento solare tra lo 0,5% e l’1% e provocherà una diminuzione tra lo 0,5 e un grado Celsius. Una parte di queste particelle si depositerà sulla terra, il che non comporta alcun rischio ecologico”.
Evidentemente agli scienziati russi non interessa la discussione molto occidentale su polveri e nanopolveri, pensando alle vaste distese del più grande Paese del mondo, il possibile inquinamento aggiuntivo a terra passa in sottordine.
Agli stessi pare non interessare troppo neppure se poi questi aerosol permarranno stabilmente nell’atmosfera e magari, combinandosi con i tanti inquinanti già esistenti, dovessero causare un guaio peggiore del rimedio.

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