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Rapporti tesi in Umbria all'interno del centrosinistra: il capogruppo di Rifondazione comunista in Regione polemizza e fa ironia sulle scelte in materia

La questione dei rifiuti produce un malessere serpeggiante nella sinistra del centrosinistra, che già aveva lamentato la non disponibilità al dialogo da parte del neonato Partito Democratico.
Il capogruppo di Rifondazione comunista Stefano Vinti si chiede infatti polemicamente “che fine ha fatto il tavolo regionale di maggioranza relativo all’imminente nuovo piano dei rifiuti?”.
Vinti la butta poi sull’ironia ma anche a lui stona un bel po’ che “nel frattempo si è organizzata una bella ‘visita di formazione’ a quelle ‘meraviglie’ che sono gli inceneritori di Monaco e di Vienna, strutture all’avanguardia che risalgono ad appena qualche lustro fa e che, evidentemente, per alcuni sarebbero adattissime a realtà come quella umbra che vive ancora nella preistoria”.
La visione di tali stupefacenti realizzazioni della tecnica moderna – polemizza il capogruppo del Prc – è stata così abbagliante che persone che vivevano nell’oblio e nella speranza di un ambiente vivibile e di scelte basate sul concetto di sostenibilità sono tornate folgorate dal ‘tour de force ecologico’ con la convinzione che, in fondo, incenerire non è così male e che si può continuare a perdere tempo per visionare altri mirabolanti impianti invece di accelerare i tempi e vagliare scelte e proposte che potrebbero migliorare lo standard di vita dei cittadini umbri”.
Non manca un accenno sibillino a quello che potrebbe essere un problema latente per quella parte dell’Umbria già in allarme per i possibili utilizzi di rifiuti per alimentare la centrale elettrica di Bastardo. “In particolare, se curare significa accendere fuochi – dice Vinti – mentre in altre parti vengono spenti, come è successo a Terni, dove uno degli inceneritori ha cessato la sua attività. Episodio, questo, che si potrebbe analizzare con malizia, perché, in assenza di un progetto politico serio di gestione dei rifiuti, la chiusura di un tale impianto rischia di tradursi in un’emergenza. Una coincidenza è naturale, – conclude – ma più di una diventano indizi convergenti che costituiscono una prova.”

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