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Oggi, in piazza, verrà preparata una delle specialità natalizie locali più particolari della ricca tradizione regionale

Spiritualità, solenni liturgie, tradizioni ma anche, aspetto che sembra non guastare mai, piatti tipici legati all’evento. Il Natale ha infatti una sua declinazione gastronomica importante, fatta di ricette che contribuiscono a ricreare (e qualche volta ad anticipare) il clima della festività.
Si tratta di preparazioni culinarie che sono sopravvissute a molte generazioni e che, come gran parte della cucina umbra, conservano uno stretto legame con i riti religiosi e le fasi agricole (da qui, spesso, anche la semplicità e povertà degli ingredienti), o più semplicemente con i mesi del calendario.
In alcuni casi però il significato rituale è andato ormai perso, visto che alcuni prodotti – soprattutto i dolci – si trovano dai fornai, nelle pasticcerie e a volte pure nei supermercati non soltanto nei periodi classici ma durante tutto l’anno.
Tra le tante specialità natalizie della nostra terra, una citazione d’obbligo spetta alla Nociata massetana, un particolare torrone (l’unico umbro!) per il quale c’è chi rivendica addirittura una certificazione di tipicità. Viene preparato mettendo in un pentolone di rame stagnato e maneggiando di continuo per circa tre ore solo tre ingredienti: chiare d’uovo, miele e noci spezzettate.
L’impasto viene versato poi su un piano di marmo per ricavarne, con un coltello bagnato, delle losanghe che, ancora prima di diventare del tutto fredde, vengono incartate tra due foglie di alloro. La preparazione della Nociata viene riproposta il pomeriggio del 26 dicembre nella piazza di Massa Martana, dove si potrà assistere ed anche contribuire materialmente alla cottura di un grande impasto.
“Fu Sigismondo Ranucci, detto Gismondo – racconta Rita Boini nel suo libro “La cucina umbra, sapori di un tempo” – al suo ritorno da Copenhagen, dove aveva esercitato la professione di cameriere, a preparare le prime nociate nel caffè Ranucci, tuttora esistente anche se con altro nome a Massa Martana, di proprietà della vedova di un fratello, da lui in seguito sposata. Dove avesse preso la ricetta non si è mai saputo e Gismondo non svelò mai il segreto”.

Altri dolci umbri natalizi sono l’Attorta e la Rocciata, tipiche rispettivamente dello spoletino e dell’assisano e caratterizzate entrambe dall’essere ripiene di frutta secca (prugne, noci, fichi, uva, mandorle, nocciole, mele).
A Todi si segnalano le Tisichelle delle monache, biscotti all’anice dalle diverse varianti e non più legati ormai alla festa della Natività. Vi sono poi i Maccheroni dolci, piatto tipico oltre che della vigilia di Natale anche della vigilia dei Santi quasi in tutta l’Umbria (a Spoleto usano fare gli Gnocchi dolci e a Norcia le Fettuccine all’alchermes.
Caratteristico invece del sud della regione è il Pampepato, impasto di noci, uvetta e candidi insieme a farina, cacao, pepe, cannella e noce moscata.
Fra i dolci più antichi (il loro consumo nel perugino viene fatto risalire al 1300) si segnalano le Pinoccate, mentre fra quelli più diffusi nella regione c’è il Torciglione.

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