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A Marsciano un altro centenario: una vita tutta a contatto con la stessa terra e appena sfiorata dagli echi dei grandi eventi della storia del Novecento

Territorio di centenari il marscianese, dove oggi, 19 dicembre, ha tagliato il traguardo del secolo di vita Giovanni Salomoni di Migliano. In questa piccola frazione, adagiata in cima ad un colle a confine con Perugia, Giovannino è nato e ha vissuto tutta la sua esistenza.
Un uomo semplice, attaccato alla sua terra che ha lavorato con sacrificio da quando aveva appena otto anni. “C’era la prima guerra mondiale – rievoca Giovanni – mio padre e tutti i miei zii vennero richiamati alle armi: rimasi solo con le donne di casa, i miei quattro fratelli e le tre sorelle, tutti più piccoli di me. Toccò a me smettere la prima elementare, rinunciare a saper leggere e scrivere per coltivare i campi”.

Giornate passate ad arare con i buoi e nottate trascorse a curare gli animali del podere di proprietà della famiglia Corneli: è stata questa l’infanzia di Giovannino, con il lavoro a dare il ritmo alle giornate, quasi tutte uguali, lontane perfino dagli echi della storia dell’epoca, confinate in un mondo di sudore e sacrifici.
“Mi sposai con Elvira il 18 novembre 1934 – ci racconta – dopo sei lunghi anni di fidanzamento: ci eravamo conosciuti perché vicini di podere”. Solo il fosso di un campo dunque a separare i due destini, rimasti uniti per una vita intera spezzata solo dalla morte della moglie avvenuta pochi anni fa, dopo che avevano festeggiato il 70° anniversario, felici come in quella giornata d’autunno in cui festeggiarono l’unione solo con un pranzo in casa, per poi trascorrere la luna di miele a raccogliere ghiande per i maiali.

“Durante la seconda guerra mondiale – continua il centenario – dovetti lasciare la moglie e due figli piccoli perché mi richiamarono alle armi. In un primo momento un ingegnere cercò di salvarci, a me e ad una ventina di persone della zona, trattenendoci a lavorare a Compignano dove si ricavava la lignite”. Giovannino sembra quasi rivivere il tragitto a piedi fino a “Valleripa”, le picconate, il pesante passamano dei blocchi di lignite ed il ritorno a casa a notte fonda. “Era dura – sottolinea – ma quando dovetti partire per Spoleto prima e per Roma poi fu peggio”.
Altro episodio che torna prepotente nella sua mente è la paura che aleggiava dopo la fucilazione dei fratelli Ceci. “C’erano alcuni amici di Migliano – ricorda – che si erano dati alla macchia e io li accompagnai a Cerqueto dal dottor Saracca, che li aiutò. Per arrivare fino a lì ricordo che facemmo la strada lunga, passando da Morcella, per evitare di transitare per Compignano, dove aveva sede il comando del Fascio”.
Quattro figli, otto nipoti e tre pronipoti sembrano aver alimentato la vitalità di Giovanni Salomoni, che ancora oggi aiuta i suoi familiari nella cura dell’orto e, quando si raccolgono le olive, provvede da solo a setacciare le foglie.

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