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I dati dell'Istat fotografano una realtà che, per ciò che riguarda la percezione della sicurezza, è peggiore di quella di Toscana e Marche
carabinieri1

L’Istat ha pubblicato uno studio sull’accessibilità a beni e servizi che possono essere considerati essenziali. I dati risultanti danno un’informazione di sicuro rilievo per l’analisi dell’esclusione sociale e purtroppo sembra proprio che l’Umbria non si trovi in una bella situazione, se raffrontata con quella delle regioni confinanti.
L’istituto di statistica ha rilevato, in primo luogo, l’esistenza di disagio per la presenza in strada di sporcizia, criminalità, atti vandalici, violenza; persone che si drogano, ubriacano e si prostituiscono.
Qui il primo dato che balza all’occhio è che questo tipo di lamentela, nella nostra regione, è quasi esclusivamente da parte delle famiglie non povere. Per quelle povere umbre, toscane e marchigiane, il numero di quelle che si sono lamentate è così basso che non viene neppure registrato statisticamente.
Ciò diversamente da quanto accade nel Lazio ove, ben il 45,6% dei poveri si lamentano per la sporcizia.

I dati umbri, toscani e marchigiani si differenziano da quelli medi nazionali. Infatti, in Italia, una qualche forma di disagio legato alla zona di residenza viene lamentato da oltre un terzo delle famiglie residenti e, almeno a livello nazionale, i problemi denunciati non sembrano associarsi in misura rilevante alla condizione di povertà. La percentuale di famiglie relativamente povere che dichiara di avere almeno uno dei tre problemi considerati è di soli due punti percentuali superiore a quella osservata tra le non povere (36,8%, contro 34,4%).
Solo per il 19,6% delle famiglie non povere l’Umbria è sporca. Il dato è il migliore dell’Italia centrale ove ancora una volta i laziali sono i più insoddisfatti col 41,5% seguiti dai marchigiani col 22,5% e dai toscani col 22,1%.
Ma i buoni risultati per l’Umbria finiscono qui e ciò sembra dare ragione a chi punta sull’aspetto sicurezza.
In generale nell’Italia centrale la preoccupazione per questo aspetto che, ripetiamo, è inesistente per le famiglie povere, sale con la dimensione dei centri urbani per cui il primato laziale è fortemente influenzato dalla presenza della metropoli romana.

Ma se l’Umbria si confronta con la Toscana e le Marche, ne esce con le ossa rotte.
Il 16,4% delle famiglie medie umbre è preoccupato per la criminalità ed il 10,4% per la presenza in strada di drogati, ubriachi e prostitute
.
Solo per quest’ultimo dato la Toscana si avvicina con un 10,3% mentre le Marche fa registrare un percentuale che è quasi la metà (5,6%). Per la paura della criminalità le Marche, col 8,8% e la Toscana con l’11% sono ben lontane dalla nostra regione, ove il dato raggiunge il 16,4%.
Eppure a livello nazionale si è registrato che il disagio della zona di residenza tende a crescere all’aumentare dell’ampiezza del comune e l’Umbria non è tra le regioni quella con più grossi centri.

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