I nodi politici che, usciti dalle urne delle ultime elezioni, hanno continuato ad aggrovigliarsi nei primi mesi dell’Amministrazione Ruggiano sono venuti ieri sera tutti improvvisamente al pettine, sul palcoscenico di quello stesso Consiglio comunale dove si erano consumate le prime mai sanate contraddizioni.
Una seduta che si annunciava tranquilla, almeno rispetto alle precedenti, ha visto invece andare in scena il dramma del centrodestra cittadino, arrivato quasi senza accorgersene a sfiorare il proprio “default” con un’implosione suicida.
Il terreno di scontro vero era stavolta, si sapeva da giorni, il rinnovo della ex commissione edilizia, oggi commissione per la qualità architettonica e il paesaggio. Sì, d’accordo, c’erano anche le variazioni e gli assestamenti di bilancio (dove il confronto serrato non è mancato e sulle quali il centrosinistra si è astenuto compatto), ma la prova di forza era sulla nomina dei componenti la commissione, a cui si è arrivati intorno alle ore 20, anticipando l’argomento dal punto 13 al punto 6 dell’ordine del giorno.
Alla scelta dei 5 membri fra le 14 candidature validamente presentate (4 erano state escluse per mancanza dei requisiti richiesti) si è arrivati senza alcun accordo raggiunto, ma questo non lasciava presagire a nessuno quanto sarebbe da lì a poco avvenuto.
Tralasciando per il momento il quesito preliminare posto dal capogruppo del PD Stefano Cappelletti circa le norme per la determinazione della maggioranza nelle votazioni espresse a scrutinio segreto – passaggio sul quale torneremo con altro articolo per il carattere assorbente che tale aspetto riveste in relazione alla questione dell’impeachment del presidente Pizzichini – veniamo alla rocambolesca cronaca del voto.
Si parte con la nomina dei due esperti ambientali, individuati nelle persone dell’architetto Massimo Marconi (20 voti su 21) e del geologo Luigi Trastulli (11), con l’esclusione quindi del terzo autorevole candidato: l’ingegner Pierluigi Tenti. Nella votazione successiva, quella per la scelta dell’esperto in materia di prevenzione sismica, ha la meglio l’ingegner Francesco Proietti: 11 voti contro i 9 del collega Fabrizio Comodini, con una scheda bianca che, pur ininfluente nel frangente specifico, fa suonare un campanello d’allarme che pochi avvertono nelle file del centrodestra.
Si arriva così al voto per la scelta del geologo dove accade l’imprevedibile. Lo spoglio delle schede decreta che c’è parità: 10 voti per il geologo Arcangelo Durastanti (gradito al centrodestra) e 10 voti per la geologa Silvia Rossi (sostenuta dal centrosinistra)… più una scheda bianca. Rapida consultazione del regolamento da parte della vice-segretaria Berti Nulli (la dottoressa Vichi era assente) e si scopre che l’eventualità del “pareggio” non è contemplata (sic!).
Altra breve discussione su come procedere e, pur tra la perplessità di alcuni, si decide per il “ballottaggio” tra i due, ma all’apertura dell’urna il risultato non cambia: 10 a 10 e scheda bianca al centro. Adesso il campanello di allarme è diventato una sirena, nel centrodestra le facce si iniziano a fare scure ed il sospetto che qualcuno non stia rispettando gli accordi (o forse si trattava solo di aspettative?) si fa certezza.
Si va, fra qualche protesta, al terzo turno di votazione in un clima già di diffusa confusione e di scarsa riservatezza del voto espresso, con gruppetti di consiglieri che votano insieme, uno vicino all’altro, alcuni per controllare, altri per dimostrare di non essere il franco-tiratore. E’ tutto inutile: ancora parità e ancora una scheda bianca. Pur nella “segretezza” del voto, i sospetti si posano ormai insistentemente sul presidente del Consiglio comunale, il socialista Floriano Pizzichini, di cui in molti non hanno perso stavolta un solo movimento, in modo particolare quelli al momento del “segno” sulla scheda, apposto in modo isolato su un lato del suo scranno posto alle spalle del sindaco.
Per il centrodestra è allarme rosso, mentre nel centrosinistra un po’ tutti, Caprini, Cappelletti ed Alvi in testa, comprendono che, inaspettatamente, c’è la possibilità concreta di assestare una botta, dopo averne prese in questi mesi tante, al sindaco Ruggiano. Sindaco Ruggiano che alle prime avvisaglie si è fatto scuro in volto ed appare sul punto di esplodere dalla rabbia, rivolta par di capire anche verso i consiglieri che lo sostengono e ai quali – si apprenderà più tardi – aveva delegato di definire le strategie e gli accordi da prendere per arrivare alla nomina della commissione.
Ormai però è tardi per rimediare, con il Consiglio comunale che sembra diventato non si sa bene neppure che cosa, tanta è la confusione con cui si svolge. Non è un bello spettacolo (per fortuna l’aula è ormai affollata soltanto da quattro sparuti cittadini-spettatori).
Si decide di andare alla quarta votazione, soluzione alla quale si manifesta contrario il solo Mario Epifani, ormai furente e ormai convinto di sapere chi è il “traditore”. Si vota praticamente a gruppetti (Pizzichini compreso). Probabilmente si potrebbe fare a meno anche di aprire l’urna per sapere che stavolta non ci sarà nessuna scheda bianca: ed infatti dal conteggio delle schede vengono fuori 11 schede per la Rossi e 9 per Durastanti. Il muro contro muro stavolta l’ha vinto il centrosinistra, con un ri-capovolgimento di fronte che sembra avere, per come si è consumato, il sapore di un dantesco contrappasso.
Ma non è ancora finita (purtroppo), con un’appendice deprecabile che non fa onore a quello che dovrebbe essere il massimo consesso cittadino. Ad esito proclamato, non si comprende bene su segnalazione di chi, ci si accorge che le schede passate nelle mani della segretaria sono 22, una in più degli aventi diritti al voto: è ricomparsa una “maledetta” e un po’ sgualcita scheda bianca! Succede il finimondo: dal centrodestra viene chiesto l’annullamento della votazione e la ripetizione della stessa; dal centrosinistra rispondono che non ci pensano nemmeno.
Sono le 21.30 quando si accende una rissa verbale tra Gimignani e Caprini (cui si uniscono pure altri), con urla, apprezzamenti personali, minacce di denunce… Dai banchi dell’opposizione, tornata ora nell’aula maggioranza, si chiede di andare avanti con le altre nomine, lasciando alla magistratura, se qualcuno vorrà, il compito di trovare il “ventiduesimo” consiglieri. I scrutatori – Caprini, Giorgi e Ranchicchio – provano a dare spiegazione di cosa e come può essere successo (sembra che la scheda bianca in più fosse rimasta sul banco addirittura dalla prima votazione…), ma è evidente che troppa è stata la bagarre nella quale si è consumato tutto.
Mentre si continua a discutere interviene Mario Epifani della Fiamma Tricolore che, come suo solito, non ha mezzi termini: “La colpa è solo nostra”, esordisce, portando un durissimo attacco al presidente del Consiglio comunale Floriano Pizzichini, accusato di continuare “a tenere i piedi su due staffe” e di aver “sparato alle spalle dell’Amministrazione”, non rispettando in pratica accordi presi in determinate riunioni. “Se questo è – urla Epifani guardando Ruggiano che assentisce provato – si va subito a casa tutti e si torna alle elezioni”. Il capogruppo dell’Udc Serafini prende la parola per dire di “concordare pienamente con Epifani”. Le facce dei consiglieri del centrosinistra sono di quelle che hanno appena saputo che Babbo Natale passerà in anticipo e sta portando per loro un regalo che neppure pensavano di meritare.
Il tempo ancora di qualche battuta e Pizzichini taglia la testa al toro: conferma la validità del voto e mette in votazione l’individuazione dell’agronomo, l’altra figura professionale prevista nella commissione. In aula sono rimasti in 20 (è uscito Mauro Isacco) e 19 sono le schede ritirate (Epifani non partecipa): prende 11 voti Luigi Nasini, che sopravanza Oliviero Bocchini (5); ci sono 2 schede bianche e una scheda nulla.
La commissione per la qualità architettonica ed il paesaggio è rinnovata, ma in pratica l’ha disegnata praticamente quasi tutta l’opposizione, con il centrodestra che esce pesantemente ferito da una battaglia di posizione che, vista la posta in palio (in realtà la commissione è tecnica e non è un centro di potere politico di rilevanza strategica assoluta), non meritava probabilmente un simile spargimento di sangue.
C’è però ancora un’ulteriore appendice. Il sindaco Ruggiano chiede che, a conclusione delle singole votazioni, il Consiglio approvi la nomina della commissione nella sua interezza. Caprini si oppone perchè, dice, verrebbe meno la segretezza del voto; Alvi è sulla stessa linea; Cappelletti parla di “richiesta allucinante” e invita provocatoriamente il sindaco e il centrodestra a porre in essere la soluzione proposta da Epifani in quanto “incapaci di gestire il Consiglio comunale e l’Amministrazione”.
Il presidente Pizzichini prova a proseguire senza dar seguito all’obiezione sollevata dal sindaco, il quale lo invita ad esprimersi sulla sua richiesta di mettere in votazione l’intero punto all’ordine del giorno. Pizzichini la respinge all’istante ed inizia a declamare i successivi punti all’ordine del giorno, con i consiglieri del centrosinistra che votano in piedi mentre si stanno mettendo giacconi e cappotti. Al punto 9, il sindaco abbandona l’aula, mentre la seduta prosegue velocemente con i vari punti approvati. Nuova leggera impasse sull’ultimo punto riferito al Consorzio Acquedotti, ma da entrambe le parti si è già con la testa altrove…
Terminata la seduta, i consiglieri del centrosinistra scendono pressochè compatti e felici la scalinata del Comune godendosi la serata favorevole, mentre quelli del centrodestra – neri in volto – salgono le scale che portano all’ufficio del sindaco e alla sala della Giunta per discutere subito cosa fare adesso.
Come difronte ad un improvviso tracollo di Borsa che, senza riuscire a porci razionalmente un freno, brucia in poche ore il patrimonio accumulato, bisognerà aspettare la riapertura dei “mercati” per capire se i “fondamentali” – sempre per rimanere ai termini finanziari – sono buoni e quindi Ruggiano può ripartire, oppure per la sua Amministrazione è iniziata una preoccupante fase di recessione-stagnazione, pericolosa per lui e per la città.