C’è qualche speranza che nel prossimo decennio quell’area prossima a Todi che deve subire l’attacco degli ossidi di zolfo dispersi nell’atmosfera abbia una qualche tutela, che non sia una generica visita a distanza di anni e fugage di qualche camper per la rilevazione della qualità dell’aria, perchè una stazione fissa di rilevamento dell’inquinamento costa più di qualche lampione.
Anche se a soffrire sono i polmoni, forse il miglioramento verrà come conseguenza di un’altra azione: la tutela del terreno dalle piogge acide.
Il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva volta a garantire la conservazione del suolo nell’ambito di un suo utilizzo sostenibile, a prevenire i rischi e a mitigarne gli effetti.
Il provvedimento prevede un calendario per effettuare l’identificazione dei siti contaminati o a rischio contaminazione e la definizione di strategie per il ripristino dei suoli degradati.
Negli ultimi decenni si è registrato un aumento significativo dei processi di degrado dei suoli che, in assenza di interventi, continueranno ad aumentare. Attualmente però non esiste una normativa comunitaria specifica sulla difesa del suolo, anche se talune disposizioni in materia sono presenti in altri testi legislativi.
Il Parlamento ha sottolineato come il suolo costituisca anche una base necessaria per una serie di funzioni ambientali, economiche, sociali e culturali.
A tal fine ritiene che siano necessari interventi atti a migliorare, laddove opportuno, le caratteristiche e le funzioni del suolo, applicando le misure di tutela anche alle componenti liquide e gassose dello strato superficiale della crosta terrestre. Per quanto riguarda l’ identificazione dei siti contaminati, l’Aula chiede agli Stati membri di designare un’autorità incaricata di procedere all’ identificazione sia delle zone effettivamente contaminate sia dei siti potenzialmente contaminati.
Entro sei anni dall’entrata in vigore della direttiva, queste autorità dovranno identificare almeno le zone in cui sono in corso o si sono svolte attività ad alto impatto sul suolo. Tra queste, figurano quelle interessate dalla direttiva Seveso, dalla direttiva sulle discariche, dalle norme sui rifiuti (compresi quelli delle attività estrattive) e sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento (che riguardano le attività energetiche, la produzione e la trasformazione di metalli, l’industria dei prodotti minerali e quella chimica).
Gli Stati membri dovranno quindi stilare degli inventari nazionali o regionali dei siti contaminati che dovranno essere resi pubblici e aggiornati almeno ogni sette anni.
Per quanto riguarda la bonifica dei siti contaminati, un emendamento chiede agli Stati membri di predisporre, entro sette anni dalla data di recepimento della direttiva, una strategia per la loro bonifica.