Nelle azioni di guerra “di trincea”, lo scenario di solito prevede la creazione di cortine fumogene, per tener celati gli attaccanti, e l’abbassar la testa, rintanandosi nelle buche, per evitare di essere colpiti dall’artiglieria.
Questo scenario potrebbe somigliare molto a quanto vissuto nella trascorsa estate intorno al presidio sanitario unico della media valle del Tevere (Deruta-Marsciano-Todi-Massa Martana): l’ospedale di Pantalla.
Un moderno ospedale sull’asse Perugia–Terni dà fastidio a molti e da tempo. Quando, ai primi anni ’80, la società Insud dell’E.N.I. si dichiarò disposta a trovare i finanziamenti ed a realizzare in 18 mesi un nuovo ospedale di modello inglese (metodo Oxford), fu un personaggio politico locale, che aspirava ad assurgere a cariche provinciali nel partito, ad assumersi il compito di killer. Compito che ha perseguito fino al nuovo secolo, fortunatamente fallendo fino ad ora lo scopo di evitare la costruzione del nuovo ospedale.
Ma ospedale non significa solo un fabbricato ed una targa.
Alla media valle del Tevere, proprio per aver perso l’occasione propizia degli anni passati, è riservata la presenza di un presidio col solo ruolo di ospedale di territorio, orientato per l’aspetto chirurgico agli interventi programmati che necessitano di breve ricovero.
Dopo un’interruzione di anni, determinatasi, per le pressioni di determinati ed ovvi ambienti sanitari, nonostante che la Regione avesse autorizzato una presenza di operatori di oculistica e di otorinolaringoiatria, queste attività erano riprese (solo a Marsciano l’oculistica; a Todi e Marsciano l’otorinolaringoiatria) e costituivano una “dote” da portare nella nuova sede.
Ma i “killer” erano in agguato, e forse non hanno ancora portato a termine il loro compito, in ciò facilitati grandemente dalle polemiche di alcuni ambienti tuderti, come pure dall’ovvio disimpegno verso l’aspetto ospedaliero da parte dei marscianesi che, almeno formalmente e ben ripagati, hanno perso l’ospedale.
Le polemiche sull’andamento della costruzione del nuovo ospedale, le battaglie di retroguardia per riavere il “punto nascita”, nello scenario sopraccennato, non appaiono più quindi come errori di gioventù di qualche politico disinformato o desideri di rivalsa inattuabilii, perché depotenziare oggi il punto di nascita di Marsciano significherebbe perderlo anche per l’ospedale di Pantalla.
Tutto il can can scatenato appare come una vera e propria cortina fumogena alzata per far in modo che la gente credesse che è inutile difendere i servizi sanitari esistenti nella zona (tanto l’ospedale nuovo non si fa, lasciavano intendere) e così, sotto silenzio l’attività operatoria di otorinolaringoiatria è sparita sia da Todi che da Marsciano e si è concentrata all’Ospedale di Assisi, almeno se si considera la sola attività pubblica della USL 2.
In tutta la vicenda le Amministrazioni comunali di Todi e Marsciano si sono ben guardate dall’uscire dalla “buca”, fidando che la cortina fumogena tenesse a lungo.
Ma ora, con le prime tramontane e la necessità di far togliere tonsille ed adenoidi, qualcuno comincia a farsi domande, partendo da alcune certezze: un sindaco qualsiasi, che si rispetti, non può non sapere cosa accade sul versante sanitario del suo territorio.
La chiusura del servizio, ovviamente non annunciata pubblicamente, pone interrogativi anche sul comportamento della direzione aziendale della unità sanitaria.
E’ indubbio che l’ospedale di Assisi ha bisogno di essere sostenuto artificialmente, essendo insidiato dall’ospedale di Foligno, verso cui si orienta ben il 16% dei residenti nel distretto (tasso di fuga quasi 4 volte superiore di quello della media valle del Tevere) e che non brilla per numero di ricoveri né per fatturato di attività.
I ricoveri complessivi 2006 sono stati 5.471 ad Assisi e 7.573 a Todi – Marsciano; i fatturati rispettivamente 11.185.778 e 17.399.753 euro con una popolazione distrettuale simile.
Ma tale situazione non sembra possa giustificare una attività di depotenziamento degli ospedali dei territori limitrofi, un depotenziamento rivolto verso quelle attività di base, di chirurgia ambulatoriale o “one day” di valore intrinseco così ridotto da essere inferiore ai maggior costi di accesso ad Assisi da parte dei, in maggioranza, piccoli pazienti (e dei loro familiari) dell’ otorinolaringoiatria.
Sottovoce, negli ambienti ospedalieri è stata messa in giro la voce che l’abbandono dell’attività negli ospedali di Todi e Marsciano sia da imputarsi a scelte personali degli operatori.
Ammesso che una tale volontà ci sia stata, pare strano che il “datore di lavoro” non abbia ritenuto di imporsi pretendendo un “prendere (anche Todi e Marsciano) o lasciare (anche Assisi)”.
Peraltro, negli ospedali della media valle del Tevere operano in virtù di rapporti a contratto tanti altri soggetti e non sarebbe stato difficile, come avviene per l’oculistica a Marsciano o l’ortopedia a Todi ed in tante altre situazioni negli ospedali della USL, trovare altri otorinolaringoiatri per sostituire a costo zero quelli rinunciatari.