Condividi su facebook
Condividi su twitter
L'Enel sarà probabilmente battuto dal maggior rendiconto economico assicurato agli agricoltori per l'utilizzo per le proprie aziende rurali

L’idea, che già non suscita entusiasmi tra gli agricoltori umbri, di produrre tanta “biomassa” da farne 360 tonnellate al giorno per la centrale di Bastardo potrebbe presto abortire per un fattore economico.
Al Senato, infatti, è stato approvato, nel decreto legge collegato alla Finanziaria, l’aumento degli incentivi alle agroenergie della”filiera corta”.
Per il capogruppo in Consiglio regionale dell’Umbriadei Verdi e Civici, Oliviero Dottorini, “si potrà avviare finalmente la diffusione, nelle campagne, dei piccoli impianti che producono energia rinnovabile con l’impiego di materiali e residui delle attività agricole, zootecniche e forestali prodotti localmente”.
Per Dottorini “si tratta di un risultato straordinario che, se confermato anche alla Camera, scoraggerà i troppi tentativi di speculazione presenti anche nella nostra regione e permetterà agli agricoltori seri di intraprendere iniziative imprenditoriali in campo agroenergetico, riuscendo a ottenere risultati economici certi e adeguati, coniugando redditività e rispetto dell’ambiente”.
La norma prevede, per impianti fino ad 1 MW un passaggio degli incentivi dai certificati verdi (fluttuanti sul mercato) ad una tariffa fissa incentivata di 0,30 euro per kwh, un aumento degli incentivi da 12 a 15 anni e la possibilità di cumulare questo incentivo con altri di diverso genere fino al 40% del costo di impianto (ad esempio gli incentivi del Piano di sviluppo rurale).
Gli incentivi – ha evidenziato Dottorini – sono legati ad una “filiera agricola corta, ovvero che la materia prima agricola utilizzata deve essere di produzione locale e gli agricoltori devono essere coinvolti, mettendo così fine ai tentativi di speculazione di chi ha pensato di realizzare megaimpianti importando dall’estero la biomassa”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter