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Prevalgono le aziede individuali, in controtendenza con l'andamento nazionale dove le nuove imprese sono in grande maggioranza società di capitali

La base imprenditoriale della provincia di Perugia continua ad allargarsi in settori poco innovativi. Sembrerebbe che, più di allargamento, si tratti di “gonfiamento”.
Potrebbe essere quindi fondato l’allarme lanciato dal PRC, che ha parlato di “molti giovani laureati che sono andati in questi anni ad ingrossare forzatamente la folta schiera delle partite Iva, che li equipara ai liberi professionisti od ai lavoratori autonomi in genere, pur operando costantemente all’interno di un’unica azienda, utilizzando solo gli strumenti di lavoro che gli imprenditori mettono a loro disposizione”.

Nel terzo trimestre di quest’anno (al 30 settembre 2007, quindi) le imprese registrate presso la Camera di Commercio di Perugia sono 72.904, a fronte delle 72.635 unità registrate nel precedente trimestre. Il saldo del III trimestre è quindi pari a +278 unità equivalente ad uno 0,4%, che è il dato più basso del 2003.
Un incremento apparentemente più elevato di quello nazionale (0,25%), che ha sofferto di una eccezionale “mortalità”, ma con alcune stranezze difficili da comprendere (23% in più di nuove imprese per la distribuzione di acqua, gas ed elettricità) e peculiarità che mettono in evidenza un sistema imprenditoriale precario.
Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno i settori di attività economica nei quali le registrazioni evidenziano variazioni positive sono: produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+ 23,3%), costruzioni (+3,8%), attività immobiliari, informatica e ricerca (+5,8%), sanità e servizi sociali (+ 3,2%).
Di segno negativo invece le attività del settore primario (industria manifatturiera e trasporti) e della pesca (-5,9%).
Dall’analisi della forma giuridica delle imprese operanti in provincia di Perugia si ricava che, nel secondo trimestre 2007, il 57% del totale è costituito da ditte individuali (in arretramento dello 0,6%), il 24,5% da Società di Persone (+0,6%), il 15,8% da Società di Capitali (+4,7%) e il 2,7% da altre forme societarie.
Dati che stridono con quelli nazionali, dove il 75% dell’intero saldo è dovuto alle imprese costituite in forma di società di capitali e solo il 19,5% a imprese individuali, e confermano le caratteristiche arretrate dell’economia umbra.
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