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L'accusa è di violazione di segreti di Stato per aver fotografato due alberi abbattuti all'interno di una caserma di Orvieto

La “sicurezza” è una cosa seria ma non bisognerebbe esagerare. Di fronte a tanti problemi che attanagliano la magistratura e le forse dell’ordine suscita sconcerto la notizia, proveniente da Orvieto, che si intenti un processo ad un ambientalista orvietano che è stato accusato di rivelazione di segreti di Stato dopo avere fotografato due alberi abbattuti nell’area della caserma della guardia di finanza.
Molto probabilmente l’infrazione alle disposizioni scritte sui cartelli apposti ai confini della caserma c’è stata ma viene il dubbio che sia avvenuta con mancanza di dolo, visto l’oggetto dell’obbiettivo fotografico. Certo occorre dare esempi, ma in questo caso una reprimenda verbale poteva bastare.
Invece in questi giorni la Procura della Repubblica ha notificato a Gianni Cardinali, referente orvietano del Wwf, docente di scuola superiore in pensione e direttore dell’oasi naturalistica di Alviano, l’avviso di conclusione indagini che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
La vicenda a cavallo tra l’ultimo Natale e l’Epifania. Le immagini vennero poi pubblicate dagli organi di informazione e da siti Internet.
Cardinali – ha spiegato all’ANSA il suo difensore, l’avvocato Sergio Finetti – intendeva così protestare per l’abbattimento di “piante secolari”. Per l’avvocato non è possibile “che questo possa essere considerato un fatto illecito. A nostro avviso non appare corretto l’inquadramento giuridico previsto dalla Procura. Il fatto c’è ma non il reato”.
Immediate le reazioni politiche da parte il senatore Stefano Zuccherini e l’onorevole Ali Rashid, i quali hanno annunciato di avere predisposto una interrogazione sulla vicenda “al di fuori di ogni logica e possibile raziocinio”.

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