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Gli agricoltori, a seguito dell'eccesso di ettari investiti, avranno sussidi solo per il 70% della superfice dei terreni coltivati

La corsa ai guadagni sulla produzione di biocarburanti è andata troppo svelta e agli agricoltori le speranze di contributi europei si riducono del 30%.
Ma col petrolio ormai a 90 dollari al barile i guadagni sono assicurati ed anche la prospettiva dell’eliminazione totale del sostegno non mette più paura ai produttori. C’è da scommettere che quest’ultimi presto troveranno anche il modo di ottenere contributi per non dedicarsi troppo ai biocarburanti al fine di salvaguardare le esigenze alimentari delle popolazioni o, quantomeno, contenere i prezzi delle derrate alimentari.
La conversione dei terreni alla coltivazione, da parte degli agricoltori europei, di piante destinate a fini energetici, per produrre cioè biocarburanti come biodisel, bioetanolo e biogas, che sono essenzialmente di origine agricola, ha interessato 2,84 milioni di ettari, superando così la soglia di due milioni per i quali l’ Unione europea ha previsto un aiuto pari a 45 euro l’ettaro, per un massimo di 90 milioni di euro.
Per gli agricoltori questo significherà però che l’aiuto dell’Ue coprirà solo il 70% dei terreni che sono stati destinati a questo tipo di colture. I produttori italiani, in particolare, riceveranno aiuti europei pari al 70% dei 35.573 ettari prodotti. Nell’annunciare la decisione, la Commissione europea ha commentato che ”questo contributo è stato molto utile per stimolare il settore europeo dei biocarburanti. Il prossimo mese, al momento del cosidetto ‘bilancio di salute’ della politica agricola comune (Pac), bisognerà chiederci se è il caso di mantenerlo ancora in vigore. Ora abbiamo un obiettivo obbligatorio per i biocarburanti e un mercato ormai lanciato”.

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