L’esecutivo dell’Unione Europea sconta evidentemente un peccato d’origine: quello d’essere nato come “comunità economica”. Stenta, perciò a caratterizzarsi per la difesa e tutela dei cittadini di fronte ai potentati economici. E quelli che puntano a diffondere gli organismi geneticamente modificati sono molto potenti
Bruxelles, nonostante il voto contrario di 12 Stati tra cui l’Italia e l’astensione di altri cinque partner ha fatto un ulteriore passo avanti verso l’introduzione in Europa della “superpatata” transgenica, chiamata Amflora.
L’Esecutivo Ue ha deciso di continuare la procedura decisionale per autorizzare in Europa l’uso dei residui della lavorazione della patata biotech nella produzione di mangimi, sempre qualora la sua coltivazione venga autorizzata nell’Unione europea.
La decisione di procedere verso l’autorizzazione dell’uso dei residui rappresenta, secondo fonti comunitarie, la volontà della Commissione europea di accogliere anche la richiesta dalla società Basf, produttrice di Amflora, di coltivare la superpatata in Europa.
Il via libera definitivo, per la coltivazione, è atteso nelle prossime settimane. Per l’utilizzo dei residui della superpatata da parte dell’industria mangimistica, i capi veterinari dell’Ue non sono riusciti a riunire sulla questione né una maggioranza a favore né una contraria.
L’apertura all’utilizzo nei mangimi animali dei residui della superpatata rassomiglia molto alla vicenda dell’impiego di farine animali che si concluse con la scoperta, purtroppo tardiva, della “mucca pazza”.
L’eventuale coltivazione di Amflora, aprirebbe uno scenario in cui sarebbe praticamente impossibile riconoscere le patate vere da quelle tecnologiche. Le falsificazione nei commerci alimentari sono all’ordine del giorno e non basterebbe un grosso volume solo per elencarle.
L’ultimo esempio, in materia di ogm clandestini è stato scoperto da Greenpeace che denuncia l’utilizzo di riso Ogm, non testato, in uno dei birrifici della Anheuser-Busch, in Arkansas (Stati Uniti), adibito alla preparazione di una birra con un noto marchio commerciale Usa, peraltro prodotta e commercializzata anche in Italia, su licenza della casa madre dalla Heineken.
Il prodotto non potrebbe essere esportato legalmente dagli Stati Uniti, in quanto il riso transgenico (Bayer LL601), è autorizzato negli Usa e “non viene utilizzato per la produzione della birra destinata all’esportazione” secondo le assicurazioni dell’industria ma resta il dubbio che i diversi tipi di riso non si incontrino, magari accidentalmente, nelle catene di produzione. D’altronde è già accaduto.
Il riso OGM scovato nel burrificio è una delle varietà che nel 2006 hanno contaminato gli stock di riso degli Usa. Da allora, la contaminazione è stata rilevata in circa il 30% degli stock Usa.