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Singolare, secondo quanto ha riferito il consiliere regionale Tracchegiani, la motivazione: non si sa quanti di questi uccelli ci siano

La burocrazia sembra che, per adesso, abbia salvato passeri e fringuelli dall’essere preda dei cacciatori umbri. La Regione aveva, su pressioni della UE, modificata la legge sulla caccia, prevedendo che spettasse all’Istituto nazionale per la fauna selvatica esprimere un parere obbligatorio in ordine alla eventuale cacciabilità di alcune specie protette.
Ma, secondo il consigliere regionale Aldo Tracchegiani tale istituto “ha espresso parere negativo rispetto alla possibilità di cacciare in deroga le specie del passero e del fringuello nella nostra regione.
Un parere espresso con motivazione insufficiente. Pare infatti che l’Infs non abbia potuto definire la ‘piccola quantità’ cacciabile di quelle specie perché mancherebbero i relativi dati a livello europeo.
Io dico che continuano a prendere in giro le migliaia di cacciatori che anche quest’anno hanno pagato profumatamente le proprie licenze, forti delle promesse dei vari amministratori”.
Tracchegiani si chiede perciò se l’Istituto nazionale per la fauna selvatica abbia bisogno che i dati relativi alla presenza sul territorio nazionale di certe specie di volatili debba essergli fornita da un soggetto altro e terzo rispetto a quello nazionale o se invece in Italia siamo ancora in grado di provvedere da soli alle nostre esigenze.
Ci sono centinaia di enti, di osservatori ambientali e faunistici, di soggetti scientifici – ha detto Tracchegiani – e ci vengono a dire che mancano i dati relativi al passaggio in Italia di fringuelli e passeri”.
“Il mio dubbio – ha concluso il consigliere regionale – è condiviso dai parlamentari de La Destra che hanno presentato nelle rispettive Camere delle interrogazioni rivolte proprio al ministro dell’Ambiente per sapere per quali motivi si siano verificate certe omissioni da parte dell’Infs e se il ministro non ritenga opportuno avviare un inchiesta sull’operato dell’Istituto”.

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