Quasi il 5% dei cittadini della Media Valle del Tevere soffre di diabete mellito tipo 2.
E’ un dato che non è proprio in linea con i dati medi ufficiali italiani e che appare causato dalle condizioni di maggior relativo benessere economico degli umbri e maggiore anzianità media della popolazione rispetto ad una parte consistente del sud d’Italia, oltre che scontare, probabilmente, una maggiore consapevolezza del problema da parte della popolazione e delle strutture sanitarie.
Ma i cittadini della zona ci mettono anche del loro per predisporsi all’insorgenza della malattia.
La patologia diabetica, in tutti i paesi industrializzati, mostra una chiara tendenza ad un aumento della frequenza, soprattutto del diabete tipo 2, legata all’aumento del benessere ed allo stile di vita, tanto che l’OMS ha parlato di vera e propria “epidemia”. Stime e proiezioni sul periodo 1994-2010 indicano la triplicazione a livello mondiale dei casi di diabete mellito tipo 2.
In Italia la prevalenza è aumentata dal 2,5% (negli anni ’70) all’attuale 4-4,5% (dati del Ministero della Salute). Secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare, raccolti a partire dal 1998 e pubblicati sul sito del Progetto Cuore, in Italia i diabetici noti e non noti sarebbero addirittura il 9% degli uomini e il 6% delle donne.
Il diabete comporta anche costi elevati: il 6,7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata (Studio Code – 2).
Nel corso del 2006, le equipe dei medici generici dei Centri di Salute di Todi e Marsciano hanno condotto un audit dal tema “Diagnosi e controllo del Diabete Mellito tipo 2”, avente l’obiettivo di migliorare il livello di diagnosi, di controllo e di documentazione nel proprio archivio clinico dei casi.
L’Audit Clinico è un processo ciclico di miglioramento della qualità professionale “attraverso una revisione strutturata, per mezzo della quale i clinici esaminano la propria attività clinica e i propri risultati in confronto a standard espliciti e la modificano se necessario”.
Anche nel Distretto della Media Valle del Tevere è consolidato il rapporto di collaborazione con i medici operanti nel territorio; mensilmente si effettuano le riunioni di equipe presso i tre Centri di Salute di Todi, Marsciano e Deruta, con l’obiettivo di collegare l’attività dei singoli operatori tra loro e con gli obiettivi e i programmi distrettuali in relazione al miglioramento dell’attività di promozione della salute, dell’appropriatezza prescrittiva e della continuità delle cure tra ospedale e territorio.
Le equipe si avvalgono, con l’ausilio dello staff aziendale e della direzione del distretto, di fondamentali strumenti di governo clinico, come le Linee Guida Cliniche e l’Audit Clinico, attraverso i quali i professionisti possono monitorare e controllare la qualità tecnica dei processi assistenziali
Dall’Audit condotto nel territorio di Todi e Marsciano, a cui ha aderito la totalità dei medici sono emersi dati interessanti e di ottima qualità.
La prevalenza del diabete mellito tipo 2 si attesta sul valore di 4,96 sulla popolazione di assistibili di Todi e Marsciano. Si rileva una differenza non significativa tra i sessi e un’ età media che è di 68 anni.
Dallo studio risulta inoltre che circa l’85% dei pazienti diabetici che pervengono in ambulatorio sono sottoposti a controllo dei parametri clinici secondo quanto indicato dalle linee guida aziendali (dosaggio dell’emoglobina glicata, pressione arteriosa, assetto lipidico, etc.), con relativa registrazione nell’ archivio clinico del medico.
Dai dati clinici emerge un buon controllo metabolico della patologia di base e della pressione arteriosa; inoltre se più dell’80% dei pazienti non fuma, vale la pena di sottolineare che oltre il 70% risulta in soprappeso. Infine si rileva che poco meno del 60% è soggetto alla sola terapia orale e che circa il 70% fa uso di antipertensivi. Il quadro potrebbe migliorare con poco sforzo da parte dei cittadini.
La terapia diabetica ha come cardine, prima ancora dei trattamenti farmacologici, l’attuazione di uno stile di vita appropriato, cioè adeguate abitudini alimentari, attività fisica regolare e l’astensione dal fumo, fattori che sono in grado da soli di prevenire o rallentare la progressione delle complicanze croniche del diabete.
L’Organizzazione mondiale della sanità ritiene appunto che nei Paesi ricchi, proprio a causa dell’aumento di popolazione in sovrappeso od obesa e di uno stile di vita sedentario, la prevalenza della malattia sia destinata ad aumentare nel prossimo futuro.
Forse il problema potrebbe essere affrontato con un ritorno ad attività sportive, semplici e non faticose, un tempo molto più praticate sin dall’età giovanile, quale il gioco delle bocce. Gli amanti di questo sport non sono insensibili ai problemi dei diabetici. Ai giovani è stata dedicata, il 30 settembre scorso, in 785 circoli bocciofili d’Italia una intera giornata per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca scientifica sul diabete di tipo 1 (giovanile).
La manifestazione, giunta alla sua terza edizione, ha coinvolto 10 regioni italiane: Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Puglia, Basilicata e Calabria e ben 785 centri bocciofili nei quali sono state devolute le quote di iscrizione al torneo della giornata alla Federazione fondata dai genitori dei giovani colpiti dal diabete (JDRF)
Il diabete giovanile è una malattia diversa da quello di tipo 2, ma per entrambi una moderata attività sportiva è utile.