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Il prodotto interno loro della regione ha però registrato in giugno, secondo un'indagine dell'Università di Bologna riportata dal 'Sole 24 ore', una frenata. E sono molte le imprese che soffrono per l'aumento dei tassi dei prestiti

Segnali contradditori sono colti dai politici  e economisti locali sull’andamento dell’economia dell’Umbria.
Decisamente ottimistico il commento di Stefano Vinti, capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale, sui dati Istat relativi alle esportazioni delle regioni italiane nel primo semestre dell’anno in corso, raffrontati con quelli dello stesso periodo del 2006.
Per Vinti “i dati confermano il buon momento dell’economia umbra. La nostra regione, infatti, con il suo 25,1% di incremento segna un record assoluto per il Centro Italia che è mediamente cresciuto del 15,1%: si tratta dell’incremento maggiore in assoluto, superiore al +22,8 registrato dalle Marche“. Nel Centro Italia, sia il Lazio che la Toscana hanno segnato incrementi nell’ordine del 12%.
Entrando nel merito dei dati, Vinti ha spiegato che l’Umbria “si piazza al quarto posto a livello nazionale (l’incremento medio italiano è stato dell’11,6), dietro alla Valle d’Aosta, che si segnala per un consistente +73,2%, alla Sicilia (38,8%) e alla Calabria (+38,6), distanziando di un bel po’ regioni storicamente più forti dal punto di vista produttivo come la Lombardia (+11,2), il Piemonte (+6.8), il Friuli-Venezia Giulia (+13,7), l’Emilia Romagna (+12,6) e il Veneto (+8,1)”.
Il giudizio positivo è rafforzato nel pensiero dell’esponente di Rifondazione dal fatto c’è stata una crescita consistente anche al di fuori delle grandi industrie per quanto riguarda la lavorazione dei metalli e dei prodotti in metallo.
Altrettanto evidenti risulterebbero i progressi messi a segno dal comparto metalmeccanico, da quello degli apparecchi elettrici e di precisione; per continuare con le macchine e gli apparecchi meccanici, con la gomma e le materie plastiche, il tessile e l’abbigliamento, i prodotti chimici e le fibre sintetiche e artificiali.
Molto più pessimista, invece, il consigliere regionale di Forza Italia Raffale Nevi per il quale, citando una indagine dell’Università di Bologna riportata da ‘Il Sole 24 Ore‘ “l’Umbria non cresce più”.
“La nostra regione – afferma Nevi – ha registrato nel mese di giugno una contrazione del Pil dello 0,1% su base annua mentre le regioni limitrofe, pur registrando una contrazione, continuano a crescere a tassi prossimi all’1% o superiori”.
Anche sul versante della solidità patrimoniale delle aziende umbre non vengono buone notizie.
Secondo Giovanni Giorgetti, del Centro Studi Economico e Finanziario ESG 89, sono 407 le aziende umbre con un tasso di indebitamento preoccupante, tra le 2.064 società di capitali operanti in tutti i settori dell’economia presenti nell’Annuario Economico dell’Umbria 2007-2008.
Infatti il loro rapporto oneri finanziari/fatturato supera il 3%.
Di queste 85 società sono nella Provincia di Terni e il restante 322 della di Perugia. Il settore che evidenzia maggiori difficoltà è quello delle Costruzioni-Edilizia con 79 compagini, seguito dal Commercio (dettaglio e ingrosso) con 72, dal Meccanico-Metallurgico con 47 società e dall’Agricolo-Alimentare con 44.

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