Una delle ragioni della crisi della scuola italiana o la conseguenza di essa è che lo Stato spende, per i suoi educatori, meno che per qualunque altro lavoratore della pubblica amministrazione.
Il costo del lavoro pro capite per un dipendente della scuola è di 34.438 euro l’anno, ben inferiore al costo del lavoro medio per ogni dipendente pubblico (circa 41 mila euro), e più di quattro volte in meno rispetto al costo del lavoro pro capite più alto in assoluto, quello relativo alla magistratura, che supera i 155 mila euro l’anno.
Quanto spende lo Stato per il proprio personale si ricava dividendo il costo del lavoro – cioè retribuzioni più contributi e altri oneri – di ciascun comparto per il numero dei dipendenti, sulla base dei dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello stato per il 2005.
Ne risulta che, a fronte di un costo del lavoro per tutto il personale della pubblica amministrazione (3,5 milioni di dipendenti) di circa 148 miliardi di euro, la spesa dello Stato per ogni dipendente pubblico, compresi coloro che lavorano a tempo determinato, è di 41.216 euro l’anno.
I dipendenti della scuola hanno il costo pro capite più basso in assoluto, pari a 34.438 euro all’anno, ma poichè il comparto è quello più numeroso in assoluto, 1,13 milioni di dipendenti, nel complesso è quello per cui lo Stato spende di più, circa 39 miliardi.
Seguono a pochissima distanza i dipendenti degli enti locali, per ognuno dei quali lo Stato spende 34.580 euro l’anno, ma con una grande percentuale di contratti a termine (in totale lo Stato sborsa per il comparto 23,5 miliardi).
Ci sono poi i dipendenti dei ministeri, che allo Stato costano ciascuno 36.556 euro, per un totale di 7,3 miliardi.
Superano invece il costo del lavoro medio per dipendente pubblico tutti gli altri comparti. Per i dipendenti dei corpi di polizia, che sono appena 330 mila, lo Stato sborsa circa 48 mila euro pro capite l’anno, per un totale di 16 miliardi. Li seguono da vicino i lavoratori della sanità, per i quali il costo del lavoro pro capite si aggira intorno ai 50 mila euro, ma complessivamente, con più di 723 mila lavoratori, sono il comparto più costoso per lo Stato dopo la scuola, con 36,7 miliardi (al terzo posto gli enti locali con 23,5 miliardi).
Per ciascun dipendente degli enti pubblici non economici (i cosiddetti parastatali), lo Stato spende più di 52 mila euro l’anno. Sfiora invece i 60 mila euro pro capite il costo del lavoro dei dipendenti dell’università (in totale la spesa per il comparto è di circa 7,2 miliardi).
Chiudono la classifica i dipendenti della magistratura, che costano 151 mila euro pro capite l’anno, ma poichè sono quelli tra i dipendenti pubblici i meno numerosi, costano complessivamente allo Stato di tutti gli altri, circa 1,6 miliardi di euro.
Testimonianza della scarsa attenzione per il personale della scuola è anche il fatto che solo in questi giorni sia stato firmato, ma è ancora alla Corte dei Conti, dai ministeri della Pubblica istruzione, dell’Università e Ricerca e dell’Economia e Finanze il decreto che consente ai docenti, di ruolo o con supplenza annuale nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, e ai docenti e ricercatori delle università statali, di godere di una detrazione d’imposta del 19% per l’acquisto di un personal computer nel corso del 2007.
Il decreto era previsto da una norma della finanziaria approvata a dicembre del 2006. Ai fini della detrazione, che si applica su una spesa massima di 1.000 euro, è necessaria una apposita ricevuta da cui risulti la tipologia dell’acquisto, i dati anagrafici del docente e il codice fiscale.
- Redazione
- 15 Settembre 2007
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