Questa volta le ricerche del centro studi degli artigiani di Mestre, solitamente portate sulle prime pagine dei quotidiani e degli altri “media” nazionali, non hanno fatto colpo. Ma quanto rilevato dalla Cgia non è meno importante delle graduatorie su fisco e pensioni e riguarda le grandi imprese, i cui manager spesso “pontificano” su tutto il vivere quotidiano.
Ebbene, nel 2006 hanno investito nel settore delle costruzioni (in valore assoluto 218,9 miliardi di euro) quasi il triplo rispetto a quanto investito in macchinari e attrezzature varie (79,6 miliardi).
Tra il 2000 e il 2006 i primi sono aumentati del 88,1% i secondi sono addirittura scesi del 7,2%, mentre l’inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata del +15,1%.
Insomma, secondo la denuncia della CGIA di Mestre, si è privilegiato, in larga misura, l’investimento di natura “speculativa”, trascurando, invece, di impiegarli all’interno delle aziende per migliorare la competitività e divenire quindi più concorrenziali sui mercati internazionali.
Per il segretario degli artigiani “mestrini” le grandi industrie, quelle che piangono sulla perdita di competitività del “sistema Italia” hanno “diversificato i propri investimenti in settori maturi per fare solo ed esclusivamente profitti” ed “in questo ultimo quinquennio di difficoltà economica, le grandi aziende italiane siano state più attente alle speculazioni invece di riassestarsi organizzativamente”.
Ma hanno, indubbiamente curata e condizionata l’informazione per apparire come paladine del “buon governo”.
- Redazione
- 10 Settembre 2007
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