Ho sempre manifestato il mio interesse personale al progetto del Partito Democratico derivato in particolar modo dalle parole (e dalla persona) di Walter Veltroni ma, come spesso accade, la realtà è ben lontana dal rappresentare i progetti e le idee.
Basta leggere la stucchevole disputa per il segretario regionale in Umbria dove le contrapposizioni tra DS e DL allontana di giorno in giorno amici e sostenitori, visto che è l’esatto contrario di quanto dovrebbe prevedere il PD nelle parole di Veltroni.
Se Maometto (PD) non va alla montagna (Cittadini) la montagna va da Maometto… perché non provare a confrontarci nella società civile per proporci noi come elementi innovativi senza aspettare che qualcuno ci venga a cercare per proporci qualcosa di precotto e confezionato? Sollecito un incontro (al di fuori dagli schemi di partito) in merito alla attiva partecipazione al dibattito sul PD sulla base degli spunti estrapolati dalla lettera inviata da Veltroni ai presidenti dei comitati e ai segretari di Ds e Margherita, dove appare evidente che c’è chi cerca di predicare bene e chi razzola male (ad ognuno il compito di verificare la corrispondenza con quanto sta accadendo)…
“Vogliamo un partito che non sia concepito come un bene privato, di proprietà dei suoi fondatori, dei suoi dirigenti, dei suoi militanti: una visione che è alla base dell’attuale esasperata frammentazione politica e della stessa crisi del rapporto tra partiti e cittadini”.
“Vogliamo un partito nuovo, in cui nessuno arrivi con forme organizzate o correnti, in cui tutti si sentano chiamati a “mescolarsi” con gli altri, in un libero scambio di idee, di convinzioni e di culture politiche che sempre di più farà sentire ad ognuno di essere non una sola cosa, ma più d’una insieme. Così si definirà la nostra nuova identità comune”.
“… Mettere in rete le migliori risorse delle quali è ricca la società italiana e che la politica non sa o spesso non vuole valorizzare: penso alle tante, straordinarie esperienze di innovazione che agiscono nei mondi del lavoro, della produzione e delle professioni, delle istituzioni, al grande serbatoio morale e civile del volontariato e dell’associazionismo sociale e culturale, al vasto patrimonio di competenze e di passione disseminato nelle scuole, nelle università, negli enti di ricerca”.
“… Liste che in tutti i collegi rappresentino e valorizzino, anche con l’adeguata presenza nelle teste di lista, la molteplicità di apporti, politici, amministrativi, intellettuali, sociali e civili, alla costruzione del partito nuovo; favoriscano l’incontro tra le culture politiche e il rimescolamento delle appartenenze partitiche; trasformino radicalmente la composizione della classe dirigente italiana, oggi terribilmente invecchiata e quasi esclusivamente maschile, prevedendo, accanto alla quota obbligatoria del 50 per cento di donne, una consistente presenza giovanile”.
“… Non potrò infatti sottoscrivere l’apparentamento a liste che non rispecchino tali caratteristiche di pluralismo, di innovazione e di apertura”. “… Nella scelta dei nuovi dirigenti, penso quindi che si debba non solo rispettare, ma anzi valorizzare l’autonomia di ogni contesto regionale e locale, autonomia che peraltro ha già portato, fin dall’inizio, a diverse candidature nate come libera espressione della società civile.”
“Va quindi contrastata anche la sola impressione che si intenda procedere alla scelta dei nuovi dirigenti attraverso pratiche di cooptazione, centralistiche e spartitorie … l’apporto di energie nuove, provenienti dal mondo del lavoro, della cultura, delle professioni, delle istituzioni”.
”Stiamo attenti a non sciupare tutto proprio ora, a non ricadere in vecchi vizi. Abbiamo una straordinaria occasione. Pensiamo prima di ogni altra cosa ai grandi obiettivi che ci uniscono, lavoriamo insieme alla costruzione del Partito democratico, per ridare speranza agli italiani, per fare il bene dell’Italia.