I familiari di Roberto Spaccino, l’uomo di Marsciano accusato dell’omicidio della moglie Barbara Cicioni, escono allo scoperto per dire la loro sull’affidamento dei due figli della coppia, al momento ancora ospitati in via temporanea presso una casa-famiglia del Trasimeno.
Lo hanno fatto oggi con una nota dei nonni paterni, degli zii Paolo e Stefano Spaccino insieme alle rispettive mogli e figli, nella quale si sostiene che «Nicolò e Filippo possono contare sul nostro infinito affetto e sostegno, non li abbandoneremo mai».
«In primo luogo spiace constatare – hanno sostenuto – che sia stato erroneamente intepretato da alcuni organi di informazione l’atteggiamento di assoluto riserbo e rispetto nei confronti degli organi chiamati ad occuparsi del caso, come una forma di disinteresse per la sorte dei piccoli Nicolò e Filippo. Noi tutti, per il profondo affetto che ci lega ai nostri nipoti, abbiamo deciso di attenerci con scrupolo alle direttive impartite dalle figure professionali impegnate ad attuare il percorso di sostegno dei minori (incaricate dal tribunale dei minorenni di Perugia), fino ad accettare, pur con la morte nel cuore, le disposizioni impartite che ci hanno impedito per più di 60 giorni di rivedere i nostri cari nipoti i quali, è bene ribadirlo, prima della morte della madre, hanno sempre condiviso le intere giornate con l’intero nucleo familiare Spaccino, frequentando assiduamente i propri nonni e zii ed in particolare i cugini, con i quali erano soliti quotidianamente giocare all’interno del borgo (come da più parti è stato denominato) ove è situata la loro abitazione».
L’uscita pubblica vuole insomma «ristabilire la verità e chiarire la propria posizione». «La famiglia Spaccino – prosegue la nota – ha sempre seguito con amorevole attenzione l’evolversi delle vicende processuali relative alla posizione dei minori, cercando di individuare insieme agli organi istituzionali competenti la soluzione meno traumatica per permettere ai piccoli di superare la terribile disgrazia che ha colpito innanzi tutto loro, oltrechè noi tutti. Non risponde a verità che non sia stata formalizzata richiesta di affidamento tanto che, sia durante le udienze di comparizione che per tramite del nostro consulente prof. Bruno Calabrese, abbiamo avanzato tale domanda, depositando altresì una nostra memoria presso la cancelleria del Tribunale per i minori. Siamo comunque consapevoli che, almeno in questa fase delle indagini, perdurando il sequestro dell’abitazione, un ritorno dei minori all’interno di quello che è sempre stato il loro habitat naturale, potrebbe non essere la soluzione opportuna, ma non abbiamo mai abbandonato la speranza, quando le condizioni lo permetteranno, di riavere un giorno i piccoli Nicolò e Filippo a casa nostra, all’interno dell’ambiente familiare ove sono cresciuti ed hanno sempre vissuto. Ribadiamo altresì la nostra disponibilità per una totale collaborazione con coloro che hanno il compito di seguire il caso, nonchè a stabilire un costruttivo e proficuo rapporto con i parenti materni, senza mai dimenticare lo scopo primario della tutela dei piccoli Nicolò e Filippo per il perseguimento del quale tutti, familiari e giudicanti, hanno il dovere di attivarsi». I familiari di Roberto Spaccino hanno quindi chiesto «anche agli organi di stampa di evitare la spettacolarizzazione della triste vicenda, per la natura dei soggetti coinvolti, attenendosi ad una corretta e rispettosa attività di informazione e principalmente evitando, come è successo, e ne denunciamo la gravità, di riportare presunte dichiarazioni rese dai minori».
- Redazione
- 7 Settembre 2007
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