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L'analisi della Confartigianato fotografa una realtà complessivamente in crescita, ma molto variegata al suo interno

Un’analisi di Confartigianato rivela che, nel contesto di crisi generalizzata degli ultimi 4 anni, le piccole imprese hanno reagito in maniera differenziata a seconda dei settori.
In ogni caso, dal 2002 al primo trimestre 2007 hanno fatto registrare un incremento complessivo di 42.554 unità produttive, pari ad un tasso di crescita del 3%.
Le maggiori difficoltà si riferiscono ad alcuni comparti tradizionali del manifatturiero che, tra il 2002 e i primi tre mesi di quest’anno, hanno perso 20.013 aziende. In affanno anche alcuni settori dei servizi con un calo di 16.922 aziende di riparazioni e di 6.355 imprese di trasporti.
Oltre ad assicurare la crescita del numero di imprese, l’artigianato ha trainato l’occupazione: infatti tra il 2001 e il 2006 il tasso di crescita di addetti nell’artigianato ha oscillato dall’8% al 2,4%, mentre per il resto delle imprese queste percentuali sono scese dal 3,9% a poco meno dell’1%.
Ma soprattutto, dal 2002 a marzo 2007, l’artigianato è riuscito a cogliere alcune opportunità di sviluppo dai nuovi stili di vita dei consumatori.
Oltre all’edilizia (+ 83.971 aziende), si è registrato un boom di piccole imprese anche in nicchie produttive per intenditori nelle nuove filiere del gusto: le imprese del settore alimentare sono infatti cresciute di 12.366 unità.
Segno positivo anche per la tutela dell’ambiente che insieme alle attività artistiche ed a quelle legate ai settori della pubblicità e degli audiovisivi ha visto l’incremento di 5.051 aziende. Nei settori del benessere e del tempo libero si è verificato un aumento di 4.927 aziende.
Punte di crescita anche per le aziende di Information & Communication Tecnhnology (+ 2.517 imprese).

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