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Secondo l'associazione in Umbria il 30% degli attingimenti ad uso irriguo superano i limiti concessi dalle licenze di derivazione

Continua l’emergenza siccità in Umbria, con la maggior parte dei corsi d’acqua superficiali ormai in secca ed alcuni, come il Topino e il Chiascio caratterizzati anche da morie di pesci. Pure il Tevere è sempre più a rischio per il progressivo decremento della portata. L’altra faccia della medaglia è un’agricoltura sofferente per la carenza idrica, specie nei settori intensivi del mais e tabacco, che reclamano lo stato di calamità naturale e invocaco i risarcimenti per i danni subìti.
“A fronteggiare questo scenario – scrive Legambiente Umbria – la pubblica Amministrazione che a suon di ordinanze pretende di porre soluzioni definitive, di sicuro non preventive, sospendendo le derivazioni di acqua pubblica per uso irriguo: un metodo troppo semplicistico basato sulla contingenza, che impedisce ulteriori peggioramenti, ma che allo stato attuale non porta beneficio a tutti quei corsi d’acqua che già da settimane sono in secca e per i quali il danno ecologico non è quantificabile; così come non è risolutivo per il settore agricolo che non dispone più di acqua”.
“E’ uno scenario troppo ricorrente con una gestione incoerente e contraddittoria – dichiara Marco Pippi, responsabile acque di Legambiente Umbria – che non pone soluzioni, nemmeno a fronte dei casi estremi come nel caso delle citate e contrtardive ordinanze di sospensione degli attingimenti irrigui che frequentemente vengono eluse anche per la carenza dei controlli. In grave ritardo anche il risanamento dell’intera filiera dell’acqua che non punta sul risparmio, con reti idropotabili e sistemi di irrigazione ormai obsoleti, energivori e climalteranti visto che la quasi totalità dei strumenti di pompaggio sono azionati da potenti motori diesel.”
Legambiente sollecita maggiori verifiche, il miglioramento dei sistemi di irrigazione ed anche un’agricoltura di qualità e meno idrovora. “L’agricoltura – viene sottolineato – “beve” in Italia ancora 20 miliardi di metri cubi all’anno di acqua, ossia il 49% del totale disponibile, una percentuale altissima che ci pone ben oltre la media europea fissa al 30%”.
Legambiente sostiene che sulla base dei suoi controlli effettuati lungo i fiumi dell’Umbria ha rilevato che oltre il 30% degli attingimenti ad uso irriguo superano i limiti concessi dalle licenze.

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