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Nuovi studi segnalano una relazione fra la presenza di sostanze tossiche nell'aria e l'insorgenza dell'aterosclerosi

Non è passato molto da quando uno studio dall’American Cancer Society ha messo in luce come alcune credenze, scientificamente ritenute infondate, sul rischio di insorgenza delle malattie siano largamente diffuse presso l’opinione pubblica statunitense.
Veniva portato ad esempio che il 38,7 per cento degli intervistati ritiene che vivere in una città inquinata sia più dannoso che fumare un pacchetto di sigarette al giorno, mentre il 29,7 per cento pensa che i dispositivi elettronici, compresi i telefoni cellulari, possano causare il cancro. Infine, circa uno su sette – il 14,7 per cento degli intervistati – è convinto che l’uso di prodotti per l’igiene personale, come shampoo, deodoranti e antitraspiranti, sia anch’esso un fattore di rischio per i tumori, così come, secondo il 6,2 per cento del campione, i reggiseni con il ferretto possono portare al cancro della mammella.
Tutte convinzioni unanimemente considerate false da un gruppo di dieci epidemiologi che hanno partecipato alla ricerca. Ma forse è stato sottovalutato il fatto che ad ingigantire alcune preoccupazioni è la poca conoscenza, anche da parte del mondo scientifico, delle conseguenze di situazioni ambientali. “Se lo conosci, lo eviti”, diceva uno spot di poco tempo fa e non conoscere è un guaio, perché quando poi gli scienziati scoprono quello che la percezione dell’opinione pubblica aveva anticipato può essere troppo tardi.
E’ il caso dell’inquinamento atmosferico a cui ora si collega anche l’aterosclerosi.
E’ sempre americana la ricerca. Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Los Angeles l’inquinamento atmosferico ha un ruolo significativo anche nello sviluppo dell’aterosclerosi e, di conseguenza, sul rischio di infarti e patologie cardiocircolatorie. Le particelle di sostanze inquinanti, in sinergia con i grassi contenuti nel sangue, stimolerebbero i geni dell’infiammazione a livello delle cellule dei tessuti vascolari, favorendo la creazione delle placche aterosclerotiche.
L’American Cancer Society ha registrato un aumento del sei per cento di morti per cause cardiopolmonari per ogni aumento di 10 µg/m3 del particolato atmosferico.

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