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Per i coltivatori dell'Umbria si apre il mercato della produzione di energia: i semi di questa coltura sono infatti migliori di quelli del girasole per la produzione di biodiesel

Forse tra poco tempo fumare diventerà troppo costoso. Il tabacco verrà impiegato per produrre “biodisel” e per l’uso epicureo non ci sarà scampo salvo che per i ricchi. La notizia, che è ottima anche per i coltivatori di tabacco umbri, è data dalla rivista telematica Promiseland.
Una ricerca condotta dal prof. Corrado Fogher, direttore scientifico della Plantechno e docente di genetica agraria alla Cattolica di Piacenza, fornisce un ottimo motivo per continuare a coltivare il tabacco: la possibilità di trasformarlo in energia.
I primi dati sono di tutto rispetto, ovvero l’olio di tabacco combusto è in grado di produrre energia pulita due volte tanto le normali piante di girasole. Fogher è stato il primo, pochi mesi fa, a brevettare l’importante scoperta mettendo nero su bianco un processo di lavorazione della pianta di tabacco, che potrebbe dare un forte contributo ai progetti di produzione di energia da biomassa.
Analizzando il seme del tabacco, il professor Fogher ha scoperto che contiene il 40% di olio e che ha un potere calorifico superiore ai semi di piante che tradizionalmente sono usate a scopo energetico come il girasole, la colza e la soia.
Partendo da questo indizio, la sua équipe ha iniziato un programma di miglioramento genetico, attraverso le tecniche della cosiddetta «genetica tradizionale», ovvero una selezione basata sull’incrocio di diversi tipi di pianta di tabacco. Ottenendo così varietà che sono in grado di produrre per ogni ettaro coltivato qualcosa come 60 quintali di semi. Un miglioramento, quindi, basato sulla selezione e sull’incrocio tra le diverse tipologie di vegetale, e non attraverso tecniche di modificazione dei geni (Ogm), che ha portato all’individuazione della varietà più produttiva.
Le prove di combustione dell’olio, ottenuto spremendo a freddo i semi di tabacco, hanno prodotto risultati molto interessanti: l’olio di tabacco produce energia con un potere calorifico superiore di oltre ¼ confrontato agli altri vegetali. Inoltre la sua combustione risulta molto meno inquinante grazie ad una bassissima presenza di zolfo.
Il professor Fogher, facendo un confronto tra le due colture energetiche, ha dedotto che per ogni ettaro coltivato a girasole si produce una tonnellata di olio, invece lo stesso ettaro coltivato a tabacco ne produce il doppio con una resa energetica più alta. In altre parole, significa ridurre della metà la quota di terreno destinata a coltivazioni energetiche con una resa energetica ottima. Questi dati rafforzano l’ipotesi, in campo da tempo, di rendere le aziende agricole autonome energeticamente, attraverso l’istallazione di un impianto di conversione per il proprio fabbisogno e la cessione dell’esubero all’esterno.
La strada è solo all’inizio, ma una cosa è certa: questa scoperta cambia l’immagine negativa del tabacco, attualmente coltivato in Italia soprattutto nel Salento, in Campania, in Umbria e in Veneto. Un uso energetico del tabacco giustificherebbe eticamente la sua coltivazione e le sovvenzioni ad esso legato e sicuramente metterebbe finalmente d’accordo tutti, fumatori e non fumatori.

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