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Le indagini di Legambiente rivelano buoni dati di raccolta differenziata in tre Comuni; anche nella produzione da energie rinnovabili l'Umbria non eccelle
legambiente

Assisi con il 38.54% di raccolta differenziata, Montecastrilli con il 36.48% e Sigillo con il 42.37% sono i tre comuni umbri che riescono ad entrare nell’elenco dei mille Comuni ricicloni d’Italia, secondo un’indagine svolta da Legambiente. «Finalmente anche alcuni comuni umbri riescono a piazzarsi in posizioni dignitose nella classifica nazionale di Comuni Ricicloni» ha detto Vanessa Pallucchi, presidente di Legambiente Umbria. «Assisi, Montecastrilli e Sigillo – ha aggiunto – sono la dimostrazione che anche nella nostra regione si possono raggiungere percentuali significative di raccolta differenziata».
Per quanto riguarda l’energia rinnovabile, sempre secondo Legambiente, l’Umbria con 508 MW è la regione dell’Italia centrale che produce più elettricità da idroelettrico, dopo l’Abruzzo che primeggia con oltre 1.000 MW, segue il Lazio con 398MW. Pochissima la produzione dall’eolico: solo 1,5 MW. ben lontana da quella della Toscana con 27,8MW e dell’Abruzzo con 156,3. Sono 0,8 i MW di produzione solare e qui l’Umbria è ben piazzata: solo l’Emilia Romagna ne ha di più 1,5MW. Assente il geotermico salvo che in Toscana, nella produzione da biomasse(22MW) ci sopravanzano tutti salvo le Marche (7) e l’Abruzzo.
Sono 136 i Comuni dell’eolico in Italia, con una potenza installata pari a 2.175 MW che consente di soddisfare il fabbisogno di oltre un milione e 740mila famiglie. 108 di questi Comuni produconopiù energia di quanta ne consumano e sono dunque già teoricamente autonomi, ma l’importanzadell’eolico non è solo nella capacità di produrre energia elettrica da immettere in rete ma anchenella prospettiva di diffusione di impianti di piccola e media taglia nei diversi territori cherispondano a esigenze agricole, residenziali, artigianali.
Secondo Legambiente “può sembrare incredibile ma in Italia mancano ancora delle regole nazionali che diano un quadro di certezze per chi vuole realizzare gli impianti.
La conseguenza è una realtà a macchia di leopardo, con Regioni nelle quali sono di fatto vietati gli impianti eolici o con limiti severissimi che ne impediscono di fatto lo sviluppo e al contempo di Regioni senza regole che decidono in maniera discrezionale. In un contesto di questo tipo può capitare di veder sottoporre a procedura di VIA impianti solari fotovoltaici o al contrario vedere approvati rapidamente impianti a biomasse di grande taglia senza un quadro di certezze. Le potenzialità di sviluppo delle rinnovabili si scontrano dunque con un quadro di regole che dovrebbeessere definito.
La seconda barriera riguarda l’assenza di una politica territoriale e industriale che dia forza alla diffusione delle fonti rinnovabili. Basterebbe imparare dall’esperienza spagnola, dove attraverso politiche regionali e locali si sono attratti investimenti da parte delle aziende e create le condizioni di sviluppo di un settore industriale che da noi fatica a decollare e che continua ad importare brevetti e tecnologie dall’estero, e rimane tagliato fuori dal processo di investimenti e dicreazione di nuovi posti di lavoro che contraddistingue gli altri Paesi europei. Perchè puntare sulle fonti rinnovabili si sta dimostrando una straordinaria opportunità per realizzare decine di migliaia di posti di lavoro nelle Regioni europee, in un settore industriale innovativo, ad alto contenuto di ricerca e di posti di lavoro ma occorrono politiche legate al territorio”.

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