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Approvata la nuova legge: poco spazio agli emendamenti dell'opposizione; ritirato quello per una drastica riduzione del "personale politico"

Nelle nuove Comunità montane dell’Umbria si passerà da 9 a 5 presidenti e da circa 90 assessori ad un massimo di 25 con indennità, per i primi, pari a quanto percepito da un sindaco di una città di 10.000 abitanti e per gli assessori ad una indennità pari al 50% di quanto percepito dai membri di Giunta di Comuni con le stesse caratteristiche”. ]
La riduzione di spesa poteva essere ben maggiore se fosse passata una proposta della maggioranza che in modo, forse, provocatorio chiedeva di limitare la nomina ad un solo rappresentante, invece di tre, per ogni Comune: un provvedimento che avrebbe, secondo i rappresentanti dell’opposizione di centrodestra, privato le minoranze di ogni potere di controllo all’interno alle Comunità montane.
Una scelta quella della CdL, poi condivisa anche dalla maggioranza che ha ritirato la proposta, che mal si concilia con le aspettative, corroborate dai risultati (di Todi, Deruta, Bettona ecc.), di incrementare i Comuni “strappati” alla sinistra ed il cui controllo (dei Consigli Comunali) consentirebbe anche alla destra di approdare comunque nei consessi montani al di là della richiesta, poi respinta, di avere per le minoranze un assessore “riservato”. Nella legge licenziata dal Consiglio Regionale sono stati accolti gli emendamenti, di Fiammetta Modena (per la Cdl) e dell’assessore Carlo Liviantoni, che prevedono la abolizione dei pagamenti relativi agli oneri istruttori riconducibili a funzioni trasferite o delegate dalle Regioni. Tutte le altre proposte di modifica presentate dalla Giunta sono state accolte. Approvate anche le norme che riguardano la gestione delle aree naturali protette che ricadono nei territori delle Comunità montane e l’istituzione della Consulta regionale dei parchi.
Respinte le altre proposte di modifica presentate dall’opposizione, Fiammetta Modena (FI) e Andrea Lignani Marchesani (An), che prevedevano di: considerare montani solo i Comuni il cui territorio sia all’80 per cento sopra i 600 metri di altitudine; ispirare l’azione delle Comunità alla reale applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale; non consentire le attività commerciali, i lavori e i servizi a favore di privati; prevedere maggioranze qualificate per l’approvazione degli statuti; di riservare un rappresentante alle minoranze e di rendere eleggibili solo sindaci, assessori e consiglieri che facciano parte del territorio della Comunità; comprendere nelle Comunità montane tutti i Comuni montani sotto i 40 mila abitanti; evitare che i Comuni non appartenenti alle Comunità montane possano usufruire dei benefici speciali previsti dall’Unione europea e dalle leggi statali e regionali per i territori montani; trasformare il presidente in organo monocratico abolendo le Giunte; abbassare l’indennità prevista per il presidente della Comunità montana; abolire la Consulta regionale dei parchi.

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