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Il sindaco di Monte Castello, commentando le recenti sconfitte a Deruta e Todi, critica un certo modo auto-referenziale di fare politica e spiega le sue perplessità sul nascente PD
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I risultati elettorali negativi che il centrosinistra ha registrato nell’ultima tornata amministrativa, un po’ in tutta Italia ma con effetti ancor più “traumatici” a livello locale, riteniamo che impongano una seria riflessione politica, tanto più che il giudizio delle urne va a coincidere anche con una fase di profonda riorganizzazione della geografia dei partiti. In queste settimane sono arrivate in tal senso diverse prese di posizione. Alcuni giorni fa ha fatto notizia quella del sindaco di Marsciano Gianfranco Chiacchieroni, che ha parlato della necessità di un profondo rinnovamento in Umbria e si è detto impegnato a favore del nascente partito democratico a sostegno di Veltroni. Oggi registriamo, da noi sollecitato, l’intervento del sindaco di Monte Castello di Vibio, Roberto Cerquaglia, il quale partendo dalla stessa analisi delinea prospettive personali del tutto diverse.
“Il risultato complessivo – esordisce il giovane primo cittadino montecastellese – si compone di una valutazione sull’operato delle singole amministrazioni (comunali e provinciali) ma anche un giudizio sull’azione del governo nazionale e delle forze politiche che lo compongono. A mio avviso il centro sinistra e molti suoi dirigenti sono apparsi troppo autoreferenziali e impegnati nella gestione del potere, distanti dalla società civile e dalle reali esigenze (anche piccole) dei cittadini, perdendo progressivamente quel contatto e quella credibilità che è essenziale nella gestione della cosa pubblica”.
“Anche il successo di pubblicazioni come “La casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (editorialisti del Corriere della Sera) – prosegue Cerquaglia – che denunciano gli sprechi ed i costi eccessivi della politica, dimostrano, emblematicamente, come l’opinione pubblica sia molto critica ed insofferente verso un modo tutto italiano di governare. In questo senso ritengo che l’annunciata nascita del Partito Democratico se non scioglierà anche questi nodi e se consisterà solamente in una aggregazione di apparati di partito senza un necessario rinnovamento delle classi dirigenti, non risolverà il problema. Per questo motivo ripongo maggiore fiducia in un progetto di unificazione di tutte le forze politiche collocate a sinistra nel PD che si faccia interprete delle reali esigenze della gente comune e di tutti coloro che hanno bisogno di diritti e tutele, riducendo in tal modo le distanze che si sono verificate tra la classe dirigente del centrosinistra ed il proprio naturale elettorato. Auspico una nuova classe politica attenta, coerente e più al servizio della
gente
“.

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