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I prezzi della pasta aumenteranno del 20% a causa della maggiore richiesta di grano duro per fare bioetanolo

Il sospetto che dietro l’esplosione del “biotenalo” o “biodisel” ci fosse una “fregatura”, comincia a diventare più corposo. I primi a subirne le conseguenze potrebbero essere i consumatori di dieta mediterrenea e in particolare della pastasciutta.
E’ stato infatti annunciato dalle imprese pastaie italiane che a settembre si dovranno attendere aumenti dell’ordine del 20% a seguito dell’aumento dei prezzi del grano duro, a sua volta indotto dall’utilizzazione, sempre più spinta, di questo tipo di grano nella produzione del carburante ecologico. La materia prima della pasta, la semola di grano duro, registra prezzi in crescita del 40% a causa della crescente domanda internazionale di etanolo e le previsioni di un raccolto scarso per le condizioni meteo. Il Canada ha dichiarato che non é venditore di grano fino a novembre, mentre la Siria ha bloccato l’export delle sementi.
Una recente ricerca di Frost & Sullivan rivela che il consumo di bioetanolo è destinato a triplicare nei prossimi 6 anni. Dai 2,93 miliardi di euro nel 2006, secondo le previsioni, questa cifra dovrebbe raggiungere i 9,75 miliardi di euro nel 2013. Poiché la produzione di olio vegetale in Europa Occidentale ha raggiunto la piena capacità ed è rimasta costante nel corso dell’ultimo decennio (fra gli 11 e i 12 milioni di tonnellate), il mercato del biodiesel, altamente competitivo, è sotto pressione nella ricerca di materie prime a prezzi competitivi. Poiché i costi delle materie prime costituiscono il 70% di tutti i costi di funzionamento di un impianto, i produttori di biodiesel faranno in larga misura affidamento su efficaci strategie di recupero delle materie prime oltre che su costi logistici ridotti.
Già la improvvisa conversione di Bush per il bioetanolo aveva suscitato sospetti. Gli Stati Uniti hanno grosse produzioni di granaglie che faticano ad esportare e che verrebbero utili per la produzione di biotenolo e per riequilibrare la bilancia dei pagamenti (passiva) americana. Spostare comunque le zone di produzione dei carburanti dall’area medio orientale (petrolio) comporterebbe un importante risultato politico, depotenziando la forza di paesi che con gli Usa non hanno buoni rapporti.
Questi sospetti si erano aggiunti alle critiche degli ecologisti i quali paventano una riduzione di cibo disponibile per le popolazioni più povere del terzo mondo.
Le preoccupazioni si sono ora concretate, anche se la produzione di frumento è in aumento. L’Ismea stima in Italia, nel primo trimestre del 2007, un aumento della produzione totale dell’agricoltura – valutata in termini reali dell’1,1% rispetto al trimestre precedente. Il 2007, grazie anche a questo avvio positivo, dovrebbe riservare uno scenario base in recupero per la produzione totale, con un incremento del 2,7% annuo che dovrebbe riguardare soprattutto la produzione vegetale (+3,7%).
Le stime preliminari sull’andamento della campagna danno ormai per acquisita, in particolare, una crescita della produzione di frumento in Italia, grazie anche alle migliori condizioni climatiche nel periodo delle semine, che ha favorito gli investimenti.

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