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Rifondazione Comunista dell'Umbria rifà i conti e conclude che è tutta una "sceneggiata"

Anche Pavilio Lupini, onsigliere regionale umbro del Partito della Rifondazione comunista interviene nel dibattito in corso sullo “scalone” pensionistico che in Umbria sta causando, di fronte all’incertezza sulla soluzione, una vera e propria fuga verso la pensione in specie nel settore pubblico.
Gli elementi portati dal PRC farebbero pensare che anche quello delle pensioni sia uno dei tanti “miti” politico – economici che sono sorti in Italia in passato per poi rivelarsi, dopo anni, delle vere e proprie “bufale”. Significativo che, anni fa, si dicesse che in Italia i lavoratori lavorassero troppo poco per cui si corse a ridurre festività e ferie. Poi, oggi, gli istituti economici internazionali scoprano che gli italiani sono quasi i più “stakanovisti” d’Europa. Sul fronte delle pensioni potremmo essere di fronte alla medesima “sceneggiata” di una regia interessata. Magari costituita da uomini che vanno al lavoro in limousine con autista e non sui fatiscenti e puzzolenti vagoni riservati ai pendolari che raggiungono Roma portando i “privilegiati lavoratori” che si svegliano alle 5 e tornano a casa dopo le 20 per poco più di 1.000 euro al mese.
Dal “Rapporto sullo Stato sociale 2007”, curato come ogni anno dall’economista Felice Roberto Pizzuti e promosso dal Dipartimento di economia pubblica della Sapienza e dal Criss (Centro di ricerca interuniversitario sullo Stato sociale, presieduto da Maurizio Franzini) le riflessioni di Lupini:”sono i pensionati italiani a finanziare il bilancio pubblico e non viceversa. Il saldo fra entrate e prestazioni, infatti, è solo apparentemente negativo perché dei 50 miliardi di euro che mancherebbero all’appello, ben 30 sono ascrivibili a prestazioni di tipo assistenziale che in quanto tali dovrebbero essere quindi poste a carico della fiscalità generale e non certo coperte con i contributi previdenziali”.
I 20 miliardi mancanti lo sarebbero solo apparentemente perché il prelievo fiscale che lo Stato effettua sulle pensioni medesime assomma a più di 27 miliardi di euro l’anno, per cui alla fine il bilancio si chiude in attivo per quasi 7,300 miliardi di euro.. Sul costo reale per l’abolizione del famigerato “scalone” previdenziale, PRC afferma che la famosa “gobba”, ovvero l’aumento abnorme della spesa per le pensioni che è stato previsto intorno al 2030, è stato calcolato  erroneamente stimando l’ingresso di 150.000 lavoratori stranieri l’anno. Invece la media di nuovi lavoratori degli ultimi anni è stata più che doppia e si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori che versano una massa ingente di contributi che non era stata considerata, grazie ai quali la “gobba” in questione sparirà interamente.

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