Condividi su facebook
Condividi su twitter
Tra i problemi ci sono i difetti nella comunicazione turistica e le gelosie tra gli operatori: li lamenta anche Orvieto
turist

C’è evidentemente qualcosa che non va nella “comunicazione turistica” dell’Umbria. Se l’immagine di una regione “verde” ha avuto il suo rilancio col nuovo slogan di luogo “del buon mangiare e del buon sonno” l’aspetto culturale e delle tradizioni sembra trascurato. Quest’ultime in particolare stentano a farsi conoscere al di là dei confini regionali, mentre è chiaro che la loro integrazione con l’offerta agrituristica potrebbe garantire un turismo più stanziale. Se già Todi ha avuto occasione di lamentarsi, a maggior ragione lo fa ora Orvieto, dove le manifestazioni “storiche” hanno un peso sconosciuto nella media valle del Tevere.
Nell’edizione 2007 della blasonata “Guida Rossa” del Touring Club italiano vengono completamente ignorate feste orvietane plurisecolari e singolari come la Palombella, l’Assunta, Palio dell’Oca, Corteo delle Dame e poche righe per la festività religiosa mondiale del Corpus Domini. L’impressione prevalente è che pochi degli enti e delle organizzazioni del settore sappiano come raggiungere per tempo ed incisivamente i “media” nazionali, perché troppo concentrati su una pubblicità locale all’ultimo minuto o nella predisposizione di patinate riviste con scarsa o nulla diffusione oltre i confini regionali.
A tali difetti va sicuramente ad aggiungersi la separatezza tra operatori del settore alberghiero e cultori delle tradizioni. Una separatezza che ha portato la confesercenti a porre l’attenzione sulla concorrenzialità delle sagre e non sul fatto che queste consentono ai turisti di non annoiarsi e così di prolungare la loro permanenza in Umbria o di tornarci. Infatti l’osservatorio regionale sul turismo ha rilevato che l’enogastronomia regionale, “non costituisce ancora una motivazione prevalente per i visitatori ma si configura come un elemento di arricchimento dell’immagine regionale in grado di potenziare l’attrattività dell’Umbria. I turisti non arrivano in Umbria per fare turismo enogastronomico ma, dopo aver scoperto la genuinità dei piatti, ritornano volentieri”.
Lo scorso anno in Umbria il turismo ha portato circa 710 milioni di euro, di cui il 43 per cento proveniente dai mercati internazionali. Secondo i dati ufficiali nel 2006 in Umbria il movimento turistico ha contato sulla presenza di 6 milioni di visitatori di cui 4 milioni italiani e oltre 2 milioni stranieri. A questo numero, per i ricercatori dell’Isnart Unioncamere Umbria va aggiunto circa un milione di giornate trascorse in Umbria, che non rientrano in nessuna stima, e vengono identificate nel cosiddetto “fenomeno delle seconde case”.
Dalla ricerca dell’Isnart Unioncamere Umbria emerge che la spesa media per un soggiorno in una località umbra è di 66,13 euro per il trasporto, di cui 167 euro 71 per gli stranieri contro i 46 euro degli italiani. Per l’alloggio in media si spendono 34,31 euro. Chi ha acquistato un pacchetto tutto compreso spende 71,26 euro se si tratta di un turista italiano e 82 euro 25 nel caso di stranieri.
Per quanto riguarda i vantaggi economici è stato evidenziato che a trarre maggior beneficio dal movimento turistico sono, ovviamente, le strutture ricettive, ma i vantaggi sono distribuiti tra tutti i settori economici regionali, visto che in media ogni turista spende 40, 87 euro per acquisti di beni e servizi vari.
A spendere di più, anche in questo caso, sono i turisti stranieri: 52 euro contro i 37,39 degli italiani. Tra le spese al primo posto c’è la ristorazione. Ma, mentre gli italiani spendono soprattutto in parcheggi, attività culturali e acquisto di prodotti tipici, gli stranieri, oltre a sigarette, giornali e guide, acquistano anche souvenir. Buone anche le previsioni occupazionali nel comparto che supera di gran lunga il tasso generale dell’occupazione in Umbria (1,8 contro lo 0,9).

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter