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Presentato il prototipo di un sistema innovativo basato su "aquiloni" ad alta quota che limiterebbe i danni ambientali
paleoliche

Gli impianti per l’energia eolica vedono contrapposti da un lato la maggioranza degli italiani che li preferiscono ad ogni altra forma e dall’altro alcune organizzazione ecologiste che temono l’impatto dei lavori per l’istallazione delle alte torri eoliche, l’impatto sul panorama e quello sugli uccelli che rischierebbero di essere sterminati dalle pale rotanti.
Anche in Umbria il contrasto è vivo (come testimonia il dibattito nato sia a Massa Martana che a San Venanzo) e rallenta le scelte utili a ridurre l’emissione dei gas serra. Ma ora la scienza sembra aver trovato una soluzione e se ne parlerà a Bari a cura della Università locale e dell’ANCI delle Puglie, una Regione che sotto l’impulso del suo Presidente si sta ponendo all’avanguardia italiana nel campo delle nuove energie
La novità è un impianto-prototipo di medie dimensioni, da sistemare su un suolo pubblico, che, utilizzando l’energia eolica in forma completamente diversa da quelle finora conosciuta delle torri e raccogliendo i flussi di vento di alta quota (800 metri dal suolo), riesce a produrre energia elettrica con grande intensità e continuità, a basso costo ed elevato rendimento. Il progetto ‘Kite Gen’, è realizzato in collaborazione con un gruppo di ricerca del Politecnico di Torino in materia di energie rinnovabili. L’iniziativa mira alla creazione di generatori eolici che utilizzino il vento di alta quota con un sistema di aquiloni simili a quelli usati nel kitesurf.
Il progetto prende le mosse da una constatazione. Due nastri di vento avvolgono completamente la terra sopra al parallelo che passa sulla terra del fuoco nell’emisfero australe e l’altro che passa sull’Europa.
La sezione di questo nastro va da circa 500 metri fino a 10.000 metri di altitudine e si estende per 4 – 5000 chilometri in larghezza
, con una potenza media di 2 kW al metro quadrato.
Se ne deduce che sopra l’Europa passa un flusso di vento che mediamente ha una potenza pari a 100.000 centrali nucleari.
Tale vento può essere utilizzato per produrre energia tramite aquiloni, che hanno una superficie di decine di metri quadrati, manovrabili da terra con una coppia di funi per controllarne la direzione di volo e l’assetto rispetto al vento. In presenza di venti tesi, un singolo aquilone è quindi in grado di esercitare una notevole forza di trazione. La forza esercitata dall’aquilone sul cavo, se opportunamente convogliata, può essere impiegata per la generazione di energia elettrica.

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