Anche l’Associazione di Comuni si pone il problema del ruolo e della funzione delle assemblee elettive negli enti locali e in particolare dei consigli comunali. Da tempo il baricentro della attività amministrativa si è spostato a favore di sindaci e giunte municipali riservando ai consessi consiliari compiti ridondanti, ma che pochi sanno riempire di contenuti.
Il responsabile nazionale del Coordinamento dei Consigli Comunali di Anci ha dichiarato che “non è un caso che Anci abbia presentato al Governo un emendamento al testo di legge S1464 (Delega al Governo per l’attuazione dell’art. 117), che richiedeva di aggiungere un frase del tipo “garantendo un equilibrio dei poteri fra assemblea e organi esecutivi”. L’emendamento non è stato recepito dal Governo ma è all’attenzione della commissione Affari Costituzionali del Senato. Principio di per sé condivisibile, ma di difficile realizzazione se non nei casi in cui i consiglieri siano in grado di divenire i terminali di una società civile troppo spesso presa in considerazione solo all’atto delle elezioni. Altrimenti il compito è troppo impari: tra chi “guida la barca” e chi la rincorre a nuoto non c’è mai storia.
Nel suddetto disegno di legge, per quanto riguarda il consiglio comunale, si parla di funzioni di indirizzo e di controllo e competenza sugli atti fondamentali dell’ente. Sostanzialmente due i problemi per l’ANCI: definire bene le funzioni, mettere i consiglieri in grado di svolgerle. Di funzioni di controllo già la normativa attuale parla, ma non sono assolutamente definiti gli strumenti per esercitare tali funzioni. Le funzioni di indirizzo diventano problematiche quando non c’è sintonia, come attualmente a Todi, tra la connotazione politica del Consiglio ed il sindaco e la sua giunta.
La soluzione per l’Anci è “di mettere il consigliere nella condizione di svolgere il suo ruolo in termini di permessi, in termini di indennità. E se per questo problema dobbiamo collegarci al tema quasi abusato dei costi della politica, potrei sottolineare da un lato che i costi di un consiglio comunale sono costi della democrazia, d’altro lato che si può eventualmente pensare ad una riduzione del numero dei consiglieri soltanto a fronte di un effettivo riconoscimento del ruolo che garantisca le condizioni di lavoro dei consiglieri comunali.”
Sia pure per altri scopi l’Anci riconosce, probabilmente senza saperlo, che la democrazia interna degli enti è stata pesantemente condizionata dal potere che i sindaci esercitano sulla struttura burocratica sottostante che ha perso nel tempo ogni possibilità di essere autonoma. La temporaneità degli incarichi, le forme retributive sono ormai una “cavezza” che il politico mette alla struttura: “E’ anche una questione di abitudini e di cultura politica che tende comunque a privilegiare il ruolo dell’esecutivo; per esempio anche per quanto concerne i modi di operare della macchina comunale, i funzionari ritengono, magari solo per abitudine, di rapportarsi essenzialmente all’assessore di riferimento, sminuendo di fatto il ruolo dei consiglieri.”
L’ultimo lamento l’Anci lo riserva al sistema elettorale: “il meccanismo attuale di tipo maggioritario va assolutamente bene, ma quello che ritengo sia un problema è avere una lista di 30/40 candidati, con una preferenza unica: ne consegue una composizione distorta del consiglio comunale. E’ un’esperienza un po’ di tutti i comuni che speriamo possa essere superata in sede legislativa abolendo giustappunto la preferenza unica”.
- Redazione
- 26 Giugno 2007
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