L’insediamento di Antonino Ruggiano a sindaco di Todi e la nomina della nuova Giunta comunale hanno catalizzato tutta l’attenzione, facendo passare in secondo piano quanto sta succedendo all’interno del centrosinistra cittadino, argomento tutt’altro che secondario, data anche la composizione del Consiglio comunale che vede assegnare allo stesso il ruolo di “maggioranza” (e mai virgolette furono più appropriate, viste le divisioni interne).
Lo schieramento che ha sostenuto Alessandro Servoli al ballottaggio, ben lungi dall’aver metabolizzato la sconfitta, è alla prese con l’elaborazione di una strategia di opposizione e, per iniziare, con le prime scelte che vanno fatte in vista dell’elezione del presidente del Consiglio comunale (e a seguire della nomina del capogruppo e poi ancora, a scendere, dei componenti le commissioni).
Sabato pomeriggio, a tal fine, si sono tenute due riunioni: la prima interna all’Ulivo, allargatasi successivamente a tutta la coalizione. Convocati, oltre a tutti i consiglieri eletti, i segretari delle sezioni e altre rappresentanze dei vari partiti, con Paolo Ferracchiati nel sempre più scomodo posto di coordinatore (le sue annunciate dimissioni sono state infatti “congelate” nel corso di una precedente riunione).
La prima impressione, almeno a sentire le poche indiscrezioni filtrate, è che l’unità del centrosinistra è al momento lontana e che la sconfitta è servita a poco o a nulla, acuendo le divisioni invece che favorire l’auspicato ricompattamento. Un’evoluzione, volendo, anche normale, date le profonde ferite aperte e le ultime questioni pratiche ancora da sistemare (vedi i costi sostenuti per la campagna elettorale).
La strategia del centrosinistra, in tema di presidenza del Consiglio (ma di conseguenza anche per il resto), sembrerebbe essere quella di rigettare la richiesta del sindaco Ruggiano per una soluzione condivisa a favore di un “muro contro muro”, con l’elezione di un proprio esponente con i soli 11 voti di cui si dispone. Insomma: nessuna commistione con il centrodestra e la sua Giunta. La “linea” sarebbe stata dettata da Getulio Petrini, il cui spirito, pur non avendo lui più partecipato alle riunioni, sembra aleggi costantemente nell’aria e riesca ad esprimersi per interposta persona (tra i partecipanti più cattivi c’è chi parla di ventriloquismo, chi del duo Ambra-Boncompagni e chi ancora dell’uso di pizzini).
Tornando al cuore della discussione, per la presidenza del Consiglio comunale, motivandolo con l’esigenza di rinnovamento ed anche di dare visibilità alla rappresentanza femminile, è stato fatto il nome della giovane Romina Perni, avverso la quale potrebbe giocare solo l’inesperienza (ma a quel punto, passato il discorso “rosa”, ci sarebbe pronta Rita Petrazzoli). Il problema è che a quel posto ci ambiscono in diversi, fra cui sembra anche Stefano Cappelletti (peraltro il più votato). Poi ci sono le rivendicazioni dello Sdi, partito che pur dilaniato al proprio interno ritiene innanzitutto che le ragioni della sconfitta vadano ricercate in casa diessina e poi di avere le persona giusta per quella poltrona (il già presidente Fabrizio Alvi). Senza dimenticare che bisogna fare i conti pure con la Margherita di Rossini (che qualcuno vorrebbe capogruppo consiliare) e Isacco, unici nomi sui quali ci sarebbe il gradimento del centrodestra.
Come se non bastasse c’è chi tra i consiglieri eletti non si è presentato (Giorgi), pare in polemica con la scelta di non rinnovamento interno al partito, e chi se ne è andato prima della fine. Non è un caso che per ieri sera era convocata una nuova riunione che, complice il giorno festivo e l’orario, avrebbe fatto registrare sedie ancora più vuote e risultati altrettanto interlocutori.
Il disorientamento e la confusione è dunque ancora tanta, con il centrosinistra ancora incredulo della dilapidazione di tanto credito presso i cittadini ed incapace di uscire dall’angolo per iniziare a “marcare” Ruggiano senza però commettere falli da espulsione. Ognuno ha la sua ricetta: c’è chi non vedrebbe male qualche soluzione tecnica “ponte” e chi prospetta addirittura di lasciare al centrodestra anche la presidenza del Consiglio comunale, così da non avere inquinamenti di sorta con un’esperienza ritenuta alla lunga con scarso fiato a disposizione.
Ciò che è certo è che un nuovo errore di valutazione – dopo i tanti commessi prima e durante la campagna elettorale (e di cui non si sono tratte però le doverose conseguenze) – potrebbe essere fatale e rendere la “traversata del deserto” dell’opposizione assai più dura e lunga del previsto.
- Redazione
- 24 Giugno 2007
Condividi su facebook
Condividi su twitter