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I guai della "flessibilità", forte in Umbria, confermati dalle indagini scientifiche: i vantaggi per i datori di lavoro, gli svantaggi per i dipendenti ed il sistema sanitario

La opinione comune dell’uomo della strada sui guai della precarietà lavorativa è confermata dai risultati preliminari di una ricerca sull’insorgenza di patologie legate alla flessibilità del lavoro. Lo studio è stato condotto dall’Università “G. d’Annunzio” in collaborazione con la Cisl di Pescara.
Due i settori fino ad ora esaminati: università e scuola.
Gli stati di ansietà con forti ripercussioni sulla sfera della salute, come l’abbassamento delle difese immunitarie, colpiscono maggiormente gli uomini rispetto alle donne. I lavoratori di sesso maschile avvertono una maggiore responsabilizzazione riguardo alle vicende legate al mondo del lavoro.
Gli operatori della scuola risultano i meno stressati poichè, sono inseriti il più delle volte all’interno di percorsi di stabilizzazione. Nella scuola ci sono infatti precari di lungo corso per i quali si pone più che altro il problema di passare di “ruolo” che quello di perdere il lavoro. L’edilizia sarà il prossimo campo di indagine. In Italia sono ben 6 milioni i lavoratori atipici, intorno al 30% del totale della forza lavoro.

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