Condividi su facebook
Condividi su twitter
Altre ipotesi nel campo degli effetti del riscaldamento del pianeta terra
summer_thumb

Nonostante le temperature più fresche degli ultimi giorni di maggio (il maggio più caldo quello del 1868 con +3,1 gradi), la temperatura media primaverile, con un’anomalia positiva di 2,3 gradi al di sopra della media del periodo di riferimento (1961-1990), si classifica al primo posto nel periodo coperto dalla banca dati dell’Istituto di Scienze dell’ Atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Isac-Cnr) , che va dal 1800 ad oggi.
L’ennesimo record dopo quello stabilito dal mese di aprile e dall’inverno 2006-07. Questo primato segue quello dell’inverno 2006-2007 (il trimestre da dicembre a febbraio), ancora il più caldo degli ultimi due secoli, ed è legato essenzialmente al mese di aprile (il più caldo mai registrato da quando sono disponibili i dati, con un aumento di 3,1 gradi centigradi rispetto alla media 1961-90), mentre marzo e maggio si collocano rispettivamente al tredicesimo e al decimo posto, con un +1,6 gradi e un +2,1 gradi rispetto alla media.
Quando si discute di “effetto serra”, molto spesso si guarda agli effetti immediati e non si considera che la Terra è un ed in un “universo” in cui tutto è in relazione con tutto. A dimostrazione di questa interdipendenza, a cui qualcuno si affida per la soluzione dei problemi: “ci penserà la natura a sistemare le cose”, uno studio al computer di ricercatori del Max Planck Institut per la meteorologia ad Amburgo. Secondo questi scienziati il riscaldamento globale potrebbe avere un altro potenziale impatto: l’accelerazione della rotazione terrestre.
Il risultato finale sarebbe determinato da vari fattori che entrerebbero in gioco uno dopo l’altro. Secondo il modello sviluppato, i cambiamenti climatici, scaldando gli oceani, ne fanno espandere il volume, così da aumentare ulteriormente la crescita del livello del mare, già salito di 0,17 metri nel corso dell’ultimo secolo, e da spingere il liquido dalle profondità oceaniche verso le coste.
Come risultato di questo processo, la distribuzione relativa della massa d’acqua tenderà ad allontanarsi dall’equatore e ad avvicinarsi ai poli. In questo spostamento sarebbe coinvolta una quantità d’acqua sufficiente ad alterare leggermente lo “spin” del pianeta, determinandone un’accelerazione, proprio come quando un pattinatore che gira su se stesso porta le braccia più vicine al corpo . In conseguenza di ciò, dai calcoli eseguiti dai ricercatori, la durata del giorno terrestre diminuirebbe nei prossimi 200 anni di circa 0,12 millisecondi. ( secondo alcuni ricercatori: in un lontano passato la giornata durava 18 ore.)
Ma “lo scioglimento dei ghiacci dovrebbe agire in senso opposto, allontanando le masse mobili dall’asse terrestre”, dice Richard Ray, geofisico del Goddard Space Flight Center della NASA. “E questo dovrebbe cancellare, almeno in parte, l’effetto previsto.”
Anche i cambiamenti nella struttura delle grandi correnti aeree potrebbero esercitare un sia pur piccolo effetto, accelerando o rallentando lo spin del pianeta a seconda della direzione e delle intensità relative dei venti.
Complessivamente, comunque, il riscaldamento terrestre dovrebbe portare sul breve termine a una lieve abbreviazione della durata della giornata, che tuttavia sul lungo termine verrà compensata e sopraffatta dal rallentamento che tendono a esercitare le maree indotte dalla Luna su tutti i materiali fluidi esistenti sul e nel globo terrestre.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter