Tra l’associazione delle Province italiane (UPI) e quella delle comunità montana (UNCEM) cresce la polemica e si sfiorano le “parolacce” in difesa della utilità delle seconde. “Il collega Fabio Melilli (presidente UPI) soffre di amnesia, visto che si dimentica di citare nella sua furia iconoclasta e giacobina proprio lo strumento principe della sovrapposizione tra enti, cioè quelle Unioni di Comuni tanto sostenute e immaginate da lui in passato e che si sono rivelate il prototipo del professionismo politico, della sovrapposizione burocratica e del dispendio di risorse pubbliche”.
Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi risponde a Fabio Melilli, Presidente Upi, che nella ricetta per tagliare i costi della politica individua le Comunità montane quale “enti inutili” da sopprimere trasferendone le funzioni alle Province.
“Nella sua parziale e partigiana lettura della Costituzione – continua Borghi – Melilli omette di ricordare che la Corte Costituzionale ha riconosciuto le Comunità Montane come forme particolari di associazionismo comunale dotate di funzioni proprie in forza dell’art. 44 della costituzione”.
Non meno dura la razione che è toccata al senatore Rotondi che aveva definito le Comunità Montane “ciarpame” e proposta la soppressione dei piccoli comuni: “sorprende non certo per lo stile, che come si sa non si acquista al mercato, ma per la consistente ignoranza della storia che si vuol pretendere di rappresentare in nome e in funzione di qualche strapuntino parlamentare….”.
- Redazione
- 5 Giugno 2007
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