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Una risorsa da tempo dimenticata può dare la soluzione al problema energetico
forest

Il 40 per cento delle aziende agricole italiane possiede un bosco, ma negli ultimi 20 anni, a causa dei fenomeni di progressivo abbandono dell’agricoltura di montagna, il numero di queste aziende si è ridotto progressivamente e oggi, nel Paese, una superficie forestale di circa 1,5 milioni ettari, su un totale di dieci milioni di ettari, si trova senza un imprenditore che possa svolgere attività di custodia, di valorizzazione, di protezione e di sorveglianza, anche nei confronti dei piromani.
Come su questo sito già pubblicato, l’Italia avrà la possibilità risparmiare fino ad un miliardo di Euro di bolletta energetica nei prossimi cinque anni per effetto del contenimento di 10,2 milioni di tonnellate di CO2 (11 per cento delle emissioni da tagliare secondo il protocollo di Kyoto nel periodo tra il 2008 e il 2012) conseguente alla presenza di boschi nel territorio italiano.
Ma i vantaggi economici della presenza di alberi non si ferma qui. Già Coldiretti sostiene che con una più corretta gestione delle foreste può essere prelevata, quasi senza alterarne la sostenibilità, una quantità di 23,7 milioni di tonnellate/anno di combustibile che ridurrebbe i consumi attuali di petrolio di ulteriori 5,4 milioni di tonnellate.
Ora, dagli Stati Uniti, viene presentata anche un’altra possibilità. Un nuovo biofuel prodotto dagli scarti del legno è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori della University of Georgia. Rispetto al tradizionale biocarburante generato dal legno il nuovo ritrovato scientifico, ancora senza nome, potrà essere miscelato non solo con la benzina ma anche con il biodiesel e con il diesel. Il direttore della facoltà di ingegneria della UGA ha dichiarato che il nuovo biofuel è particolarmente facile da produrre e quindi anche a basso costo e competitivo rispetto alle altre tecniche produttive. Altra particolarità, a detta degli stessi ricercatori, è la possibilità di utilizzare il biofuel direttamente nei motori diesel anche non modificati. Come ogni medaglia anche questa ha un suo rovescio. Data la situazione forse anche in Umbria si potrebbe tentare, con costi limitati, di sperimentare il processo produttivo. Secondo alcuni punti di vista critici lo sfruttamento del legno potrebbe aggravare il processo di deforestazione, soprattutto nei paesi del Sud del mondo. Sarebbe quindi necessario che al taglio degli alberi si accompagnasse anche una costante e continua opera di rimboschimento proporzionato al prelievo e questo almeno in Umbria ed in genere in Italia siamo abituati. Anche perchè la coltura del bosco genera molta occupazione, che ora potrebbe trovare anche una sostanziosa remunerazione col “petrolio” che dal legno potrebbe sgorgare.

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