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Il presidente dell'ente Ferracchiati rigetta le accuse della Fiamma e ribadisce le buone scelte gestionali

La polemica intorno alla gestione dell’Ente di assistenza e beneficenza “La Consolazione” vive una nuova fase. Protagonista ancora una volta Mario Epifani della Fiamma Tricolore, il quale ha diffuso un nuovo volantino nel quale lamenta la “spoliazione” dell’ex Irb, prendendo spunto dalla nuova asta pubblica che l’ente ha promosso con scadenza a fine maggio. Il presidente dell’Etab, Paolo Ferracchiati, ha convocato per domani, venerdì, una conferenza stampa per chiarire la situazione. Siamo in grado di anticipare i contenuti della relazione che verrà presentata domani nella sede dell’ente.

Scrive Ferracchiati: “Venuto a conoscenza del volantino del Movimento Sociale in merito all’asta che si terrà il giorno 28 maggio  considerando che tale asta è importante, dal punto di vista economico, per la realizzazione dei progetti dell’Ente, riteniamo necessario che venga chiarita per tutti la situazione che ha determinato tale deliberazione, soprattutto perché si eviti che eventuali accorrenti interessati a tali lotti, possano pensare che non ci siano le condizioni per realizzare tale incanto e non ci siano, inoltre, elementi che possano determinare alcuna turbativa d’asta.
Innanzi tutto vorremmo chiarire che se tale asta è stata riproposta, è per il semplice fatto che il C.d.A. ha ritenuto, come sempre, primario l’interesse dell’Ente. Non temendo nulla da nessuno, vista la perdurante correttezza degli atti amministrativi, nonché la bontà delle scelte, il C.d.A. ha continuato il suo lavoro, ben sapendo che qualcuno, a cui non interessa minimamente l’Ente, avrebbe potuto speculare su tale scelta. Ma tanto per essere più chiari possibili, l’Ente va a mettere all’asta 9 lotti di terreno edificabile su 15, che se non fossero venduti immediatamente, graverebbero sul bilancio per qualcosa come circa 50.000 € soltanto di ICI. I restanti 6 lotti sono costituiti da piccoli appezzamenti di terreno agricolo, salvo uno di 36 ettari.
Noi riteniamo che, per massimizzare la scelta oculata dell’Amministrazione Comunale, che ha individuato nuovi terreni edificabili con il nuovo Piano Regolatore del Comune di Todi, su proprietà pubbliche, favorendo gli Enti, ci corra l’obbligo di trasformare questa opportunità in un risultato economico e ne siamo talmente convinti che non solo lo abbiamo fatto, ma lo abbiamo anche pubblicizzato su siti che non sono d’obbligo in questo genere di aste pubbliche. Avremmo anche potuto scegliere di fare l’asta dopo le elezioni amministrative, ma non siamo degli opportunisti politici, ma degli amministratori pubblici.
Tra le altre cose, ribadiamo che ogni lira, prima, ed ogni euro oggi ricavato dalle vendite effettuate è stato sempre reinvestito in opere che hanno accresciuto il patrimonio. I bilanci dell’Ente sono stati sempre in attivo dal 1996 e mai ripianati con vendite di alcun genere. L’Ente ha sempre ritenuta essenziale la massima dell’economia che vuole che sia diversificato il patrimonio di qualsiasi natura esso sia. Noi, da poveri amministratori pubblici, abbiamo capito che chi si muove in economia, seppur “domestica” come la nostra, ha l’obbligo, per poi non trovarsi male, di diversificare il patrimonio e lo abbiamo fatto, non regalando niente a nessuno, né svendendo alcunché.
Se il patrimonio dell’Ente fosse stato costituito soltanto da terreni agricoli, con la crisi che sta attraversando l’agricoltura, non avrebbe potuto fare fronte a tutti i suoi impegni ed ai suoi progetti. Siamo altresì convinti che, pur mantenendo un nocciolo importante di patrimonio agricolo, i terreni marginali e di scarso pregio, devono essere riconvertiti in altre proprietà con più alto potere reddituale.
L’Ente ha bisogno di fondi per portare a termine due grandi progetti nell’immediato: quello di avere a disposizione una struttura ricettiva di grande respiro da mettere sul mercato per ricavarne un reddito per il bilancio corrente; l’altro, quello di avere a disposizione una struttura di proprietà, di circa 1000 metri quadri, da destinare a servizi assistenziali che possano fare dell’Ente un polo dell’assistenza a livello regionale. Per fare tutto questo e in breve tempo sono necessarie risorse che debbono essere individuate in un patrimonio che necessariamente dev’essere riconvertito ed aggiornato. I nostri bilanci sono pubblici, trasparenti e controllati da un Collegio di Revisori, che abbiamo istituito, non appena la legge voluta dal ministro Turco ce lo ha permesso, per primi in Umbria ed in Italia.
Purtroppo, per chi non lo apprezza, abbiamo fatto della trasparenza un obbligo per noi stessi e vanto per l’Ente”.

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