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Monografia-censimento delle strutture idrauliche

Quanti sono i mulini idraulici presenti nella nostra regione? E’ la domanda con la quale si apre la pubblicazione “Umbria: acque e antichi mulini” curata dal massetano Remo Rossi. Una risposta certa l’autore non la fornisce (“ saranno almeno cinquemila, forse di più”), spiegando come per una ricerca del genere ci sarebbe bisogno di uno stuolo di studiosi che dovrebbero fare gli archeologi, studiare i documenti d’archivio e, soprattutto, risalire uno ad uno il corso dei torrenti e delle rogge. “Sul Naia, per esempio – scrive Rossi – che ha una lunghezza di ventisei chilometri dalla sorgente alla confluenza con il Tevere, in un tratto di tre chilometri, di mulini idraulici ve ne sono tuttora undici. Ma allora – si domanda – tra quelli che stanno sotto i rovi o addirittura sotto acqua e sotto terra, o che invece sono divenuti case d’abitazione, quanti saranno in una regione che possiede sette bacini fluvio-lacustri e circa mille chilometri di corsi d’acqua?”.
Come già detto, non è dato saperlo. Per adesso, l’associazione “I Mulini dell’Anima” ha censito soltanto quelli tuttora funzionanti o comunque in grado di offrire un servizio all’agricoltura, al turismo, alla cultura e alla memoria storica dei territori in cui insistono. Nella piccola monografia (63 pagine, di cui parte occupate da foto a colori) ne vengono presentati e raccontati una quindicina, con digressioni di vario genere, incluse alcune di ordine folcloristico e gastronomico. Ecco allora scorrere davanti agli occhi i mulini di Molanoce e di Mezzanelli (a Massa Martana), di San Sisto (Ponte Martino di Todi), di Santa Maria in Pantano (ancora nel massetano), di Mercatello (Marsciano) e di Rotaprono (nel sanvenanzese), delle Molinelle (tra Pesciano di Todi ed Avigliano Umbro), dei Silvestri (fra Collazzone e Gualdo Cattaneo), oltre a quelli della Torre di Azzano (Campello sul Clitunno), “dello spolvero” o Passeri (Scheggia-Pascelupo), del Lagararello (fra Cesi e Terni) e di Pontuglia (Scheggino).

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