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Come ricordare la tragedia che sconvolse la città di Todi il 25 aprile del 1982

L’apertura della stagione della Scala di Milano curiosamente ha riportato sotto i riflettori una vicenda dolorosa quale è stato l’incendio del Vignola durante la Rassegna Antiquaria del 1982. Antonello Palombi, il tenore di origini spoletine chiamato sul palco a sostituire il collega ritiratosi per i fischi dei loggionisti, quel 25 aprile si trovava a Todi quale giovane carabiniere in servizio. Lo ha ricordato il “Corriere dell’Umbria” associando il sangue freddo mostrato sulla scena a quello di allora, quando in ben altro contesto, il Palombi salvò la vita a tre persone, meritandosi una medaglia al valore.
Il prossimo 25 aprile saranno passati 25 anni da quel giorno. Un quarto di secolo è un lasso temporale sufficiente per guardare a quella tragedia con il necessario distacco essendosi in parte mitigate le forti emozioni di ieri. Forse è giunto il momento per una riflessione anche sulle forme più adatte per conservare la memoria di quel giorno.

È chiaro che la scadenza del venticinquennale è ormai troppo ravvicinata perché si pensi di fare qualcosa di serio (di iniziative già intraprese non si ha notizia). Del resto le elezioni amministrative sono ormai prossime per cui nessuno avrà voglia di impegnarsi in una faccenda peraltro delicata. A questo punto è meglio aspettare, evitando decisioni affrettate, purchè si cominci a pensarci. Per arrivare al trentennale con una forma condivisa di memoria. Partendo anche dalle seguenti proposte.
Nessuna Via della città è stata dedicata al ricordo di quella tragedia e delle sue vittime, più di trenta. Il Palazzo del Vignola presenta la sua facciata principale su “Via del Seminario”, nome derivato dalla funzione a cui fu destinato a lungo lo stesso palazzo. Nonostante si tratti di nome storicamente appropriato, la Via, vista la “prepotenza” dei fatti recenti, potrebbe cambiare denominazione e chiamarsi “Via 25 aprile 1982” (modificare i documenti ai pochi residenti non dovrebbe essere un ostacolo).

Sulla facciata del palazzo manca una qualsiasi lapide a memoria della tragedia (è invece vergognosa, nonostante le buone intenzioni, la collocazione dell’unica targa esistente, quella posta dalla GEVI di Spada nel 1992  in occasione della riapertura dopo i restauri, targa collocata nel cortile sul retro normalmente non accessibile). Una lapide in facciata avrebbe altro valore, informerebbe anche il turista di passaggio oltre agli stessi giovani tuderti che quel fatto in gran parte ignorano per essere nati dopo. Alla sua base, ogni 25 aprile, potrebbe posarsi una corona di fiori. Oltre alla lapide o in alternativa a questa potrebbe perfino bandirsi un concorso di idee per la realizzazione di un monumento artistico, ad esempio un gruppo scultoreo o un bassorilievo.

Infine fatti e documenti di allora (articoli di giornali, servizi delle televisioni, ecc…) uniti a ricordi e testimonianze potrebbero confluire in un libro e in un DVD. Su queste proposte e su altro ancora dovrebbe essere chiamato a deliberare un organismo appositamente costituito, del quale facciano parte rappresentanti della proprietà del palazzo, ossia la Curia Vescovile, delle istituzioni, in primis il Comune di Todi, i familiari delle vittime, rappresentanti delle associazioni e della società civile.
Se si è credenti, una messa commemorativa celebrata ogni anno può certo bastare. Ma è la forma pubblica di quel lutto a non essere stata ancora elaborata. Senza polemiche e senza retorica, mossi solo da un umano sentimento di pietà, si potrebbe incominciare a farlo. 

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