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Dopo che le autorità hanno escluso che i forti odori di zolfo, che vengono percepiti nelle ore notturne, possano provenire da attività inquinanti, la causa del mistero non può infatti che essere ricercata nei voli di questi mitici animali

Sono ormai svariati mesi che i cittadini di Todi, quelli che risiedono nelle zone collinari che si affacciano sulla valle del Naia, sono impegnati nella caccia ai draghi notturni.
Dopo che le autorità hanno escluso che i forti odori di zolfo, che vengono percepiti nelle ore notturne, possano provenire da attività inquinanti, la causa del mistero non può infatti che essere ricercata nei voli di questi mitici animali.
Quando la notte è calma e senza vento, sia d’estate che d’inverno, vi sono le condizioni ottimali affinché i draghi escano dalle loro recondite tane e si librino nell’aria, sputando fumo dalle loro larghe fauci e, soprattutto, ammorbando l’ambiente col loro pestifero fiato. La notte del 5 novembre scorso sembrava che la caccia potesse dare finalmente risultati. L’odore alle 11 di notte era fortissimo, il fitto tetto di nuvole che sovrastava la città impediva ogni ricambio d’aria e quindi anche la possibilità per i draghi di librarsi troppo in alto (il fumo addensato sopra Pontenaia ne era la conferma!).
Cittadini ardimentosi muniti di lampade e forconi si aggiravano, in modo forse azzardato, speranzosi di abbattere “ i mostri”. Ma la caccia è stata ancora una volta vana: la gola dei cacciatori presto ha iniziato a bruciare, le ciglia oculari si sono riempite di una sottile patina gialla, gli occhi hanno preso a dolere e lacrimare in modo insopportabile. Presto i cacciatori hanno dovuto battere in ritirata per precipitarsi a lavare il proprio viso e gli occhi, tappando porte e finestre.
Di fronte all’ennesimo insuccesso, tra la gente incomincia a serpeggiare lo scoramento. Non volendo neppure tornare a prendere in considerazione l’ipotesi di attività inquinanti, si propagano le voci più strane: qualcuno afferma di aver notato alte colonne di fumo o di vapore filtrare dal terreno. Anche la presenza di fonti sulfuree, sconosciute fino ad oggi, potrebbe spiegare gli odori, ma una riflessione si impone: perché solo di notte?
Altri suggeriscono di liberare dei piccioni svedesi che, a loro dire, sarebbero ammaestrati per combattere la propagazione di sostanze nocive nell’aria. Ma anche qui un pensiero viene subito alla mente. Piccioni ve ne sono di tutti i tipi, anche quelli che suonano l’arpa, ma di piccioni notturni non se ne è visto uno, mai almeno in Italia. E così il mistero delle nubi tossiche continua.

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