Sta toccando anche l’Umbria, con pit stop programmati a Todi ed Assisi, il viaggio in vespa del regista austriaco Hermann Weiskopf, autore di film pluripremiati a livello internazionale come “Otto Neururer”.
Innamorato dell’Italia, durante la quarantena Weiskopf ha avvertito forte la distanza dal Bel Paese ed ha maturato l’idea di girare un documentario dedicato alla penisola non appena l’emergenza sanitaria fosse rientrata.
Il 15 giugno, alla riapertura della frontiera del Brennero si è fatto trovare pronto. “C’erano appena 7 gradi – ricorda – pioveva a dirotto e c’erano una trentina di militari che mi ha hanno visto sfrecciare solitario a bordo della mia vespa“.
Un amore, quello per il mezzo della Piaggio, nato alla soglia dei 50 anni, grazie ad un regalo di compleanno della moglie italiana e che ha sostituito la passione giovanile per le motociclette.
L’idea è quella di una sorta di “Easy Rider”, un inno alla libertà, il viaggio della vita nella nazione più bella del mondo alle prese con la ripartenza post Covid-19 e con i cambiamenti che la pandemia ha prodotto, innanzitutto dentro ognuno di noi.
Per realizzare questo documentario storico, Hermann Weiskopf ha pensato ad un itinerario drammaturgico sulle orme della memoria, della spiritualità, della fede, della natura e di molto altro, lasciando però molto spazio al non programmato, alle suggestioni regalate dal paesaggio, agli incontri dovuti al caso.
Il lavoro cinematografico, che non ha ancora un nome (o che non ci è stato voluto rivelare), ricorda da lontano il “Tutti al mare” di Michele Serra, il diario di viaggio scritto nel 1985 dall’allora inviato de “L’Unità” lungo le spiagge italiane da Ventimiglia a Trieste.
Anche il viaggio del regista austriaco durerà un mese e si dovrebbe concludere all’Isola di Ponza, anche se è probabile che la troupe si spingerà prima un po’ più a sud per registrare le mutate sensibilità italiane anche a quelle latitudini.
Abbiamo parlato di troupe perchè il gruppo di lavoro che accompagna Hermann è composto da altre quattro persone, tra le quali un cameram scelto per la sua agilità: “E’ capace di scalare le montagne con una telecamera in spalla“, confida orgoglioso il regista. “E’ una prima esperienza anche per me“.
A Todi protagoniste sono state le cantine – Roccafiore e Peppucci – ma anche il centro storico, vista l’ospitalità al Fonte Cesia. “Non sono solo le tappe – tiene a ribadire però Weiskopf – ma tutto quello che c’è intorno, tutto quello che si incontra: in questo la vespa è un mezzo meraviglioso per avere di punti di osservazione unici, garantisce una lentezza che ben si associa ai tempi del territorio dell’Umbria“.
Se ad Assisi a prevalere sarà il silenzio e le voci dei frati e dei fedeli, chiamati ad interrogarsi sui nuovi valori, a Riccione, la tappa successiva, sarà il rumore del mare e della movida, da mettere in relazione con i ricordi delle prime vacanze in Italia da bambino con i genitori.
Il film, per il quale si prevede un anno di lavorazione in post-produzione, prenderà la strada dei festival internazionali, senza escludere ovviamente lo sfruttamento televisivo. “Non c’è fretta – spiega il regista austriaco – l’importante è realizzare un bel prodotto, anche se mi rendo conto dell’importanza di restituire le testimonianze su un evento così eccezionale“.
Hermann Weiskopf pensa comunque che i segni della pandemia lasceranno dei segni indelebili sulla società. “Sono convinto che non tornerà tutto come prima, penso che cambieranno molto cose e non in senso peggiorativo. Il Coronavirus non è stato un “11 settembre”, un evento tragico ma per la maggior parte lontano: ha toccato tutti nelle proprie esperienze personali ed i suoi effetti saranno prolungati. E’ da tali considerazioni, nate quando ero come tutti chiuso in casa, che è nata la scelta di documentare tutto questo“.