Anche il Parco Nazionale dei Monti Sibillini sospetta che in giro ci siano troppi cani randagi e che a farne le spese siano poi i lupi a cui vengono imputati tutti gli atti di predazione sugli animali domestici che si registrano in Italia, senza mai porsi dubbi sulla consistenza numerica e sul reale impatto del randagismo canino sul bestiame.
Spesso ancora si parla di possibili attacchi all’uomo da parte di questa specie, circostanza che in Europa non si verifica da oltre due secoli.
Nei monti Sibillini negli ultimi sei anni sono stati ritrovati ben 18 lupi morti per cause imputabili all’uomo.
Per la precisione, nove esemplari sono stati investiti da mezzi a motore ma gli altri nove sono morti a causa della persecuzione diretta.
I lupi morti per bracconaggio sono quindi quasi due l’anno in media (1,8) e si tratta di un dato preoccupante, che evidenzia come il bracconaggio sia un fenomeno ben presente anche all’interno del Parco e che deve richiamare l’attenzione delle istituzioni – compresi i ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole – sulla necessità impellente di rafforzare le misure di sorveglianza nel territorio per non rischiare di vanificare gli sforzi compiuti per la salvaguardia della biodiversità.
Pochi giorni fa il Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto la carcassa di un lupo, ucciso a colpi di arma da fuoco, nell’area settentrionale del Parco. Il rinvenimento è stato effettuato dal CFS di Pievetorina, allertato da una segnalazione anonima, e gli inquirenti sono già al lavoro per delineare un quadro della situazione che, al momento, presenta molti elementi da approfondire.
I risultati preliminari della necroscopia effettuata dal personale del Parco, congiuntamente all’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, hanno confermato la causa della morte dovuta a colpi di arma da fuoco. L’esemplare ucciso è una femmina di meno due anni che godeva di ottima salute.
Il lupo è un animale fondamentale per gli equilibri ecologici di un’area ma è, ancora oggi, vittima della grande ignoranza e del pregiudizio che regna in materia, dicono dal Parco