La politica in passato veniva definita l’arte del possibile, ma ultimamente è divenuta l’invocazione dell’impossibile, in cui i protagonisti rilanciano sempre più in alto per conquistare visibilità, ma nello stesso tempo fanno un cattivissimo servizio alla politica perché “chi troppo in alto sale, precipitosamente cade”.
Caduta che è nei numeri delle elezioni correnti in Italia, con l’ultimo esempio delle elezioni in Sardegna dove, tra non votanti e gente che ha annullato la scheda, si è superato il limite del 50% di potenziali elettori che non hanno creduto alle promesse mirabolanti che gli erano state comminate a iosa
L’esempio classico di mirabilie impossibili, che è sotto gli occhi di tutti, è la questione sollevata con il lamentare la “mancanza di un reparto di emergenza urgenza” nell’ospedale comprensoriale della media valle del Tevere umbro.
A tale mancanza viene addebitato il rischio di chiusura del punto nascita, ma c’è chi giunge a dire che fa riflettere il fatto che “l’ospedale di Pantalla, nato quattro anni fa, non sia stato strutturato con al suo interno un reparto così fondamentale”; osservazione che fa il paio con quella di chi si lamenta perché in tale ospedale non “sia stata acquistata” la rianimazione, evidentemente intesa come una macchina in cui occorre spingere qualche bottone.
L’ospedale a Pantalla è nato per sostituire due mezzi ospedali: Marsciano e Todi centro, che non avevano i requisiti ed il bacino di utenza, neppure nel lontano 1968, che si chiedeva per un ospedale di zona ( il livello ospedaliero minimo): un bacino d’utenza compreso tra i 25000 e i 50000 abitanti che corrispondevano, in base al tasso di ospedalizzazione di allora ( doppio di quello a cui attualmente si tende) a “distinte divisioni di medicina e chirurgia, ed almeno una sezione di pediatria e di una sezione di ostetricia e ginecologia e relativi servizi speciali, nonché di poliambulatori anche per altre più comuni specialità medico-chirurgiche.”
Anestesia e rianimazione con letti di degenza, comparivano solo per ospedali di categoria superiore ( provinciali) i quali dovevano avere “distinte divisioni di medicina generale, chirurgia
generale, ostetricia e ginecologia, pediatria, ortopedia-traumatologia; di distinte divisioni o almeno sezioni di oculistica, otorinolaringoiatria, urologia, neurologia, dermosifilopatia, odontoiatria e stomatologia, malattie infettive, geriatria e per ammalati lungodegenti”
Ma nel 1992 furono stabiliti i limiti per i reparti “per il trattamento dell’emergenza, ivi comprese quelle pediatriche, con un bacino d’utenza effettivo nella fascia tra 3 e 5 milioni d’abitanti, elevata a 8-10 milioni per quelle pediatriche” e le dotazioni:
A1. Obbligatoriamente nello stesso presidio ospedaliero.
– Pronto soccorso pediatrico, compreso soccorso di emergenza e trasporto, e chirurgia d’urgenza.
– Rianimazione pediatrica, comprensivo di terapia intensiva e sub-intensiva.
– Laboratorio biochimico e tossicologico d’urgenza.
– Radiodiagnostica d’urgenza.
– Servizio antiveleni.
– Gestione donatore cadavere.
A2. Preferibilmente nello stesso presidio ospedaliero.
– Terapia iperbarica.
B1. Attività collegate, di norma nello stesso presidio.
– Neurochirurgia,
– oculistica,
– otorinolaringoiatria,
– chirurgia -plastica,
– ortopedia e traumatologia,
– cardiologia con unità coronarica,
– neurologia,
– nefrologia,
– pneumologia,
– malattie infettive,
– analisi-chimico cliniche,
– radiologia,
– medicina nucleare,
– assistenza sociale.
B2. Attività collegate, anche presso altri presidi ospedalieri della stessa area metropolitana.
– Centro Ustioni.
– Recupero e rieducazione funzionale.
– Immunoematologia.
– Microbiologia e virologia.
– Medicina Legale.
– Ingegneria Clinica, Informatica medica.
Tutto ciò è l’emergenza come era intesa in modo corretto e, salvo che Pantalla non si possa considerare nei fatti “l’ombelico del mondo”, dovrebbe essere già così chiaro quel che lì ci può stare e quello che non può starci:
Ma la normativa è evoluta, tanto che il Ministro Balduzzi ha rivisitato recentemente il tutto prevedendo “tre tipologie di strutture ospedaliere in ordine di complessità:
– I presidi di base: bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. Sono dotate di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità con servizio di supporto in rete di guardia attiva
– I presidi di I livello: bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Sono sede di DEA di I° livello.
Sono strutture che sono dotate di un notevole numero di specialità con servizio medico di guardia attiva. Devono essere presenti o disponibili in rete h 24 servizi di radiologia con Tac ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale.
– I presidi di II livello: bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Sono dotate di strutture di DEA di II° livello. Questi presidi sono riferibili alle Aziende ospedaliere, ospedaliero universitarie, a taluni IRCCS. I presidi in questione possiedono tutte le caratteristiche di quelli di I° livello ma in più sono dotate di strutture che sono in grado di affrontare discipline e patologie più complesse.
Nelle regioni con meno di 600.000 abitanti l’attivazione o la conferma della presenza di presidi di II° livello è subordinata alla stipula di un accordo interregionale con le regioni confinanti entro il 30 giugno 2013.”
Quindi i Dea ( Dipartimento Emergenza-urgenza Accettazione) appaiono solo nelle strutture che abbiano un bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti.
Che poi i parti possano essere considerati – anzichè fatti fisiologici della vita salvo rari casi preventivamente individuati a rischio – malattie, e che abbiano bisogno dei dipartimenti di emergenza- urgenza è questione che si lascia all’intelligenza dei lettori.
Quanto ai punti nascita la questione è che l’organizzazione deve prescindere da fatti temporanei o mode.
Quindi anche ammettendo che i 500 parti all’anno siano un numero da prendere in considerazione (gli interessi ad alzare i numeri sono considerevoli) per l’esistenza di un punto nascita, questo deve essere calcolato non sull’andamento dei ricoveri bensì sulla potenzialità di nascite nella zona reale di riferimento.
Zona di riferimento che a livello ufficiale per la media valle del Tevere umbro, ma con valori più elevati per quella reale, parla di oltre 58mila abitanti il che – tenuto conto del tasso di natalità 2011, pari a 8,8 per mille abitanti – equivale ad un numero di nascite superiore ai fatidici 500.
Peraltro, l’ Accordo STATO-REGIONI: Linee di indirizzo 2010-2012 per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita prevede i seguenti Standard Operativi in cui di DEA non c’è nessuna traccia:
• parti/anno: 500 – 1000;
• risorse umane adeguate, sulla base dei carichi di lavoro, per le varie
figure professionali coinvolte nel processo assistenziale, tenendo anche
conto del volume di attività ginecologica;
• garantire assistenza con personale ostetrico e ginecologico h24, assicurando inoltre supporto di pronta disponibilità integrativa notturna e festiva di personale ostetrico-ginecologico;
• garantire un numero adeguato di ostetriche per turno. Si raccomanda fino a 1000 parti/anno almeno 2 ostetriche per turno;
• garantire, con spazi dedicati, l’accettazione ostetrica h24
• disponibilità di assistenza anestesiologica h24 all’interno della struttura
ospedaliera;
• garantire assistenza pediatrica/neonatologica h24;
• si raccomandano come adeguati per l’assistenza/degenza ostetrica a 15/20 posti letto ogni 1000 parti/anno;
• devono essere presenti due sale travaglio-parto. Le sale travaglio-parto
(riferimento LG ISPESL) devono essere 3 se il numero dei parti > 1000/anno e 4 oltre i 2000 parti/anno;
• una sala operatoria deve sempre pronta e disponibile h24 per le emergenze ostetriche nel blocco travaglio-parto (riferimento LG ISPESL);
• area dedicata alla gestione del travaglio-parto fisiologico/naturale;
• devono essere presenti ambulatori per le gravidanze a termine e per le
gravidanze a rischio in accordo con normativa regionale;
• garantire terapia sub-intensiva alla gravida ed alla puerpera;
• garantire l’integrazione funzionale con lo S.T.A.M. del territorio di
competenza (integrandosi con il servizio urgenza/emergenza territoriale);
• garantire esami di laboratorio ed indagini di diagnostica per immagini e la disponibilità di emotrasfusioni h24