E’ di questi giorni l’allarmante notizia del disseccamento rapido di ulivi in Puglia a causa della
Impegnati nelle solite stucchevoli diatribe politiche – partitiche, pochi di quelli che contano hanno percepito la gravità della situazione, che farebbe impallidire la moria dei castagni in corso, anche qui per una reazione con colpevole ritardo, mentre i cambiamenti climatici stanno rendendo più facile l’avanzata di batteri e parassiti.
La zona attualmente interessata dall’infezione – sottolinea il Movimento 5 Stelle di Perugia – sarebbe pari già a 8 mila ettari e l’Osservatorio fitosanitario pugliese, in collaborazione con gli enti di ricerca locali e nazionali, ha vietato la movimentazione di tutto il materiale vegetale vivo infetto dalle aree interessate.
L’Umbria è una Regione lontana dalla Puglia ma di certo l’attenzione per questo enorme disastro ambientale ed economico deve essere mantenuta alta dagli enti preposti tenuto conto che il marchio DOP umbro è una delle nostre principali risorse economiche, oltre che una garanzia di tutela del patrimonio paesaggistico.
Il Movimento5 Stelle nazionale ha già presentato una risoluzione al Governo attuale nella quale si chiede di predisporre tutte le misure necessarie a risolvere il complesso del disseccamento rapido dell’ulivo ed a coinvolgere attivamente le istituzioni e gli enti di ricerca addetti, in considerazione della proficua sinergia già messa in atto per risolvere positivamente un fenomeno che, data la rilevanza del settore olivicolo locale, si configura come di interesse collettivo e non soltanto dei produttori e conduttori di uliveti.
La stessa organizzazione, per tutelare l’intera economia del settore in Umbria, chiede la stessa assunzione di responsabilità di Regione ed enti locali mediante urgenti misure atte a prevenire un disastro annunciato con l’auspicio che sia adeguatamente realizzato il coordinamento tra le rispettive responsabilità a livello europeo e nazionale.
Peraltro non tutti sono concordi nell’attribuire al batterio la causa primaria della moria e qui torna l’attenzione sul fatto che negli ultimi decenni l’habitat dell’ulivo si è spostato di un centinaio di km a nord e di un centinaio di metri in altitudine, per cui i vecchi oliveti starebbero vivendo in zone non proprio ideali e quindi meno resistenti agli attacchi di elementi patogeni che prima non facevano danni.